Le opere di misericordia corporale. 3. Vestire gli ignudi

«Nulla è scandaloso quanto gli stracci e nessun crimine è vergognoso quanto la povertà» diceva il drammaturgo irlandese George Farquhar. “Mi avete visto nudo e mi avete vestito”. A parlare così è Gesù stesso nel Vangelo di Matteo (25,36). Il digiuno (spirituale) che Dio vuole è la carità di chi si prende cura di chi non ha nemmeno degli indumenti con i quali coprirsi. Dice infatti il profeta Isaia: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: … Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?” (Isaia 58,6-7). Secondo l’organizzazione Humana “L’ONU ha stimato che il bisogno annuo pro capite di indumenti è di almeno 2 chili. In Mozambico la produzione nazionale di abbigliamento riesce a coprire il 10% della domanda; un altro 10% è coperto dalle importazioni. Questo significa che il restante 80% della popolazione deve servirsi dell’offerta di indumenti usati. Humana invia gli abiti raccolti in Africa, in particolare al centro di smistamento di Beira in Mozambico. La distribuzione gratuita creerebbe solo dipendenza e non favorirebbe la crescita economica. Qui, dopo la selezione, il materiale è distribuito gratuitamente solo nei casi d’emergenza. In condizioni normali i vestiti sono destinati alla vendita al dettaglio nei punti vendita di Humana o all’ingrosso ai commercianti della provincia. Questi rivendono poi gli indumenti nei mercati locali. Quali benefici traggono le popolazioni locali dall’arrivo degli abiti usati?

La vendita dei vestiti, soprattutto nelle zone rurali, innesca un ciclo economico che stimola il commercio e lo sviluppo, e crea posti di lavoro. A Beira, in Mozambico, la consorella locale di Humana (ADPP Mozambico) gestisce un centro di smistamento degli abiti che giungono dall’Europa. Solo qui i dipendenti coinvolti nell’intera gestione dell’attività (smistamento, vendita diretta, vendita all’ingrosso, distribuzione nei casi d’emergenza, amministrazione) sono 220. In totale in Mozambico le persone addette allo smistamento in tutti i centri di ADPP sono 400. A questa cifra si sommano i circa 19.000 posti di lavoro indotti che si stima vengano creati grazie alla vendita ai piccoli mercanti impegnati in tutto il paese. L’acquisto da parte della popolazione locale di vestiti usati ha una ricaduta vantaggiosa e consistente sui programmi umanitari che Humana gestisce in Africa. Il ricavato della vendita viene riversato sulla gestione delle scuole primarie, professionali o magistrali; sulla prevenzione dell’HIV/AIDS, sull’avvio e sulla gestione delle piantagioni di anacardi, sugli interventi di aiuto all’infanzia.L’utile della vendita dei vestiti non rimane mai immobilizzato: questo è reimpiegato a favore dei beneficiari dei progetti di sviluppo che Humana gestisce localmente. Humana, in oltre 15 anni di attività, ha contribuito al sostegno dei progetti con l’invio di quasi 11 milioni di chili di indumenti per un valore economico di oltre 4 milioni di euro. Molte Caritas diocesane si occupa della raccolta di indumenti usati.

Secondo la Caritas  “la raccolta è un evento straordinario ma non è un fatto isolato, né un iniziativa a sé rispetto a quanto ordinariamente Caritas propone. L’invito a non gettare i vestiti usati ha, infatti, una valenza educativa. Gli indumenti usati non sono solo un rifiuto da smaltire, una fonte di inquinamento o un inutile ingombro per gli armadi: essi possono essere recuperati e diventare una vera e propria risorsa economica. Forte significato ha anche il gesto di chi passa a raccogliere ciò che è di avanzo per trasformarlo in una nuova risorsa. Tutto ciò quindi si può collegare con l’educazione ad uno stile di sobrietà che richiama ad un più complessivo modo di vivere”.

Il patrono dei mendicanti – San Martino di Tours – ha dato l’esempio intorno all’anno 350. Figlio di un ufficiale dell’esercito romano si arruola e mentre attraversa al Gallia scorge un mendicante. Taglia in due con la spada il suo mantello militare per coprire il povero. Martino si farà poi battezzare e diverrà sacerdote e poi vescovo di Tours, fondatore del monastero di Marmoutier.

Oggi  Su 2,2 miliardi di bambini al mondo, circa la metà, 1 miliardo vive in povertà. Secondo l’UNICEF, 22.000 bambini muoiono ogni giorno a causa della povertà. Nel 2011, 165 milioni di bambini sotto i 5 anni erano rachitici per l’impossibilità di alimentarsi sufficientemente. Le 300 persone più ricche del mondo dispongono della  stessa ricchezza dei 3 miliardi dei più poveri.  Alla “povertà estrema” appartiene chi vive con meno di 1,25 dollari: 1,4 miliardi di persone al mondo (75% donne). Dal 1990 ad oggi 1 miliardo di persone sono uscite dalla povertà. Aspettano un San Martino. Tutti possiamo esserlo.  

 Giorgio Nadali


Il “corpo di trasformazione” Tulku

Tulku è una persona che, dopo certi esami, è considerata una reincarnazione di un personaggio defunto. Quest’idea ebbe origine dalla dottrina del Trikaya, e fu applicata in Tibet dopo il ritrovamento del II Karmapa, Karma Pakshi (1204-1283). Il Tulku fu considerato un tramite importante per garantire la continuità spirituale e politica delle istituzioni monastiche. Oltre ai quattro capi delle scuole principali del buddhismo tibetano esisteva un gran numero di discendenze Tulku.

Già nelle dottrine del Mahayana è citata come particolare capacità la forza di poter determinare le circostanze della reincarnazione. È una delle proprietà che caratterizzano il Bodhisattva all’ottavo livello (Bhumi). Esso costituisce, insieme alla teoria del Nirmanakaya, in cui la realtà suprema di lenta apparenza corporea, la base dottrinale del fenomeno del Tulku. Il principio della reincarnazione conscia venne pienamente realizzato in tutte le sue possibilità per la prima volta nella scuola Karma-Kagyu. Servì anzitutto alla tradizione ininterrotta delle dottrine del Mahamudra. Il potenziale del bambino riconosciuto come Tulku veniva intensamente promosso dai maestri, cosicché il Tulku arrivò a dominare l’intera tradizione dottrinale e poté, da parte sua, passare alle reincarnazioni dei suoi maestri. Anche la dimensione politica giocava un certo ruolo, come si può vedere dall’esempio di alcuni Dalai Lama.

I più importanti Tulku contemporanei sono il Dalai Lama Tenzin Gyatso (nato nel 1935), capo dei Gelugpa [e del Buddhismo Tibetano in esilio]; il Karmapa Rigpe Dorje (1924-1982), capo dei Kagyupa: Dujom Rimpoche (nato nel 1904), capo dei Nyingmapa: e il Sakaya Sakya Trizin (nato nel 1945).

Giorgio Nadali


Le dieci migliori immagini di Maria

 

  • Theotokos di Vladimir di Rublev (“Vergine della Tenerezza”)

Theotokos significa “Madre di Dio”. L’icona forse più importante della Vergine Maria, protettrice della Russia. Il quadro è tra i più copiati al mondo e oggetto di grande venerazione, utilizzato anche in grandi cerimonie di incoronazioni degli zar e elezioni di patriarchi della Chiesa russo ortodossa. Fu dipinto a Costantinopoli nel XII Secolo, anche se la tradizione vede nell’evangelista Luca il suo vero autore.  Misura 113.6 x 68 cm. È conservata nel più grande museo di belle arti russe: la Galleria Tret’jakov di Mosca. I russi chiamano l’icona con il nome di Vladimirskaya.

  • Panagìa Nikopòia

“La Vergine che dà la vittoria”. Fu una delle preziose opere ad essere portata nella basilica di San Marco a Venezia. Ben presto fu considerata protettrice della repubblica marinara. La Vergine siede sul trono e tiene in modo maestoso Gesù con due mani. Il nome dell’opera “panagìa” si riferisce anche al pane sacro “prosphoron”. Nella divina liturgia ortodossa viene benedetta una fetta triangolare in onore di Maria. La maggioranza delle chiese ortodosse dedicate a Maria si chiama panagìa.    

  • La Maestà (Duccio di Buoninsegna)

La Madonna che culla il bambino è materna e regale, circondata da una schiera di angeli e santi. Infatti il titolo completo dell’opera  è  “Maestà con venti angeli e diciannove santi”. Questa tempera su tavola è considerata l’opera più importante di Duccio di Buoninsegna (1260-1319). Alla base del trono è riportata in latino una preghiera: “Santa Madre di Dio sia causa di pace a Siena e sii vita a Duccio poiché egli così ti ha dipinta”. La pala della Maestà è dipinta anche sul retro dove sono dipinti scene della Passione di Cristo. Gli occhi pieni di dolore di Cristo incontrano quelli della Madre. L’opera è custodita nel duomo di Siena. Misura 4,26 m. x 2,11 m.

 

 

  • La Madonna della scala (Michelangelo Buonarroti)

Questo bassorilievo marmoreo (55,5 x 40cm.) è la prima scultura religiosa di Michelangelo Buonarroti(1475-1564) che realizzò quando aveva solo diciassette anni (1492). L’immagine di Maria che culla Gesù è profondamente materna. I cinque gradini visibili nell’opera sono simbolici. Sottolineano come attraverso la Vergine, Dio sia sceso nella condizione umana. Nei bambini che la circondano si possono intravedere figure angeliche. Per Michelangelo la Madonna con Gesù è presente in moltissime opere. Michelangelo si è ispirato per la Madonna della scala all’icona dipinta dal monaco siriaco Giovanni Climaco Klimax tou Paradeisou (Scala del Paradiso). È custodita nella Casa Buonarroti, a Firenze. Solo cinque anni dopo, a ventidue anni, Michelangelo raggiungerà l’apice con la splendida opera marmorea (174 x 195 x 69 cm.) della Pietà (1497-1499) che raffigura Maria che ha in braccio Cristo deposto dalla croce. È custodita nella basilica di San Pietro in Vaticano.

  • Pala dell’Assunta (Tiziano Vecellio)

Nella basilica veneziana di  Santa Maria Gloriosa dei Frari è custodita sull’altare maggiore una delle opere principali del Rinascimento, dipinta da Tiziano Vecellio (1480-1576) dal 1515 al 1518. È un enorme olio su tavola (6,90 m. x 3,60 m.). Testimonia la consacrazione della basilica alla Vergine. Raffigura Maria che ascende al Cielo per essere incoronata regina dell’universo. Nel dipinto di Tiziano, Maria è rappresentata come esempio perfetto di bellezza e purezza. La Vergine si trova sospesa tra la tensione del mondo terreno e lo splendore celeste. Spesso nelle raffigurazione antiche dell’Assunzione, la Madonna era raffigurata con lo sguardo rivolto in basso, verso il sepolcro vuoto di Cristo. In quest’opera invece Maria guarda verso la gloria celeste.  

  • Madonna dei pellegrini (Michelangelo Merisi da Caravaggio)

Maria è in piedi sulla soglia di una chiesa. Appare come una donna del popolo e i pellegrini a piedi nudi e sporchi appartengono alla classe povera. Caravaggio (1571-1610) amava la corrente pauperistica. La Madonna si offre a gente povera con i piedi sporchi, no ad un’aristocrazia. Caravaggio voleva esprimere la vicinanza di Maria ai pellegrini del suo tempo. Sia lei sia i pellegrini sono abbigliati con gli abiti popolari dell’epoca. La devozione dei pellegrini è ricompensata dalla visione di Maria. La Madonna indossa abiti con i colori blu e rossi (umano e divino). È un olio su tela (2,60 m. x 1,50 m.) del 1604 circa. È custodita nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio, a Roma.

 

  • Madonna di Kazan’ (Monaci ortodossi di Costantinopoli)

È una splendida icona ortodossa dell’XI secolo. Realizzata a Costantinopoli. Trafugata dai Tartari fu scoperta a Kazan’ (Russia) nel 1579. Molto venerata dai russi ortodossi. La leggenda vuole che sia stata Maria stessa a favorire il ritrovamento indicandone il luogo a Matrona, una ragazza alla quale apparve. Sino al 1904 fu custodita nel monastero ortodosso della Theotokòs (“Madre di Dio”) di Kazan’. Nel 1985 passò al santuario di Fatima (Portogallo). Nel 1993 fu donata al papa San Giovanni Paolo II che nel 2004 la donò ad Alessio II, patriarca ortodosso di Mosca. Oggi si trova nella chiesa ortodossa dell’elevazione della santa croce, che fa parte del monastero dove fu ritrovata, a Kazan’.

 

  • Icona della Theotokòs (Monaci ortodossi di Santa Caterina nel Sinai)

Nell’antichissimo monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai (Egitto) questa icona di Maria del XIII secolo è stata realizzata (come molte icone) con rosso di uovo su tempera. Mostra la Madonna (Theotokòs) che china il capo verso Cristo con le mani tese in segno di supplica e di adorazione. La mano sinistra della Vergine è ben disegnata e dipinta con le dita affusolate. Il volto – soprattutto gli occhi – è secco e lineare. Le linee rosse disegnate sulle palpebre superiori e la punta del naso sono vezzi artistici per aggiungere vita e colore al viso. L’ icona è insolita perché ci sono quattro stelle sulla “maphorion”  (velo) viola di Maria; uno sulla sommità della testa e tre attraverso il seno, normalmente ce ne sono due. Misura 101.6 x 68.7 cm.

 

  • Incoronazione della Vergine (Lorenzo Monaco)

Enorme polittico di tempera e oro su tavola (5,06 x 4,48 m.) di Lorenzo Monaco (1370-1425) dipinto nel 1414.  La Vergine Maria viene incoronata in Paradiso da suo Figlio, mentre tutto intorno nel trittico si svolgono altri momenti importanti che vedono la presenza di Maria, come la natività e l’adorazione dei Magi. Il fondo oro rappresenta la santità. L’opera è affollata di santi di cui diciassette noti e altri tre indefiniti. Il blu è stato realizzato con la costosa polvere di lapislazzuli. Custodita nel Museo degli Uffizi a Firenze.


  • Madonna del libro (Sandro Botticelli)

Piccola tempera su tavola dipinta da Sandro Botticelli (1445-1510) tra il 1480 e il 1483. Misura 58 x 39,5 cm. Maria tiene in braccio il Bambino, che guarda la Madre. Si trovano in un angolo della stanza presso una finestra. Sotto di loro un libro che potrebbe essere il libro Horae Beatae Mariae Virginis, un libro di preghiere per i laici usato dal XIII al XVI secolo. Maria è assorta nella lettura del libro ed è vestita con un velo blu che ha i significati simbolici di purezza, paradiso e regalità. Il Bambino tiene in mano tre chiodi della croce e ha al polso la corona di spine come riferimento alla sua Passione.

        

Giorgio Nadali

        


Eventi in arrivo

Eventi e segnalazioni interessanti sulla salute, il benessere, la spiritualità e gli stili di vita sostenibili.

Incontro con DADASHEEJI

Vi annunciamo l’arrivo di Dadashreeji a Milano per il darshan “Riconnettersi all’Amore Divino”. Il darshan è un momento di crescita e benedizione che illumina la strada del ricercatore, specialmente quando questa è incerta o difficile. Per questo siamo estremamente grati a Dadashreeji che con amore, pazienza e dedizione ci terrà per mano durante le tre
ore che trascorreremo insieme. Questo incontro è l’unico appuntamento in programma in Italia per il 2016. Una scelta necessaria, per gestire al meglio il poco tempo disponibile che vedrà Dadashreeji di passaggio in varie città europee.
Il numero di partecipanti è limitato ad un max di 50-60 persone ed è aperto a tutti quelli che vogliano vivere questa esperienza di amore profondo.

Martedì 24 Maggio 2016 Ore 19:30 ingresso dalle ore 18:30
Hotel des Etrangers Via Sirte, 9 Milano

Per maggiori info:
maitreyi.simona@maitribodh.orginfo.italy@maitribodh.org
www.maitribodh.org

   

 

3° CONGRESSO INTERNAZIONALE DI ĀYURVEDA

Evento unico nel panorama ayurvedico nazionale per il livello degli ospiti nazionali e internazionali e la qualità dei contenuti. Il Format prevede due importanti aree:
• Un grande Congresso Internazionale, dal tema: Āyurveda, il senso della vita: il Futuro nella Tradizione riservato a professionisti, specialisti e ricercatori, ospiterà conferenze, workshop e seminari degli esperti internazionali più rilevanti nel campo dell’Ayurveda e della BioMedicina Moderna. 30 i relatori presenti fra i più illustri esperti a livello internazionale.
• Un’area dedicata al pubblico con un fitto programma culturale di conferenze, workshop e incontri e laboratori  a ingresso libero sui principi dell’Ayurveda, con consigli per la gestione di uno stile di vita salutare, la prevenzione e un’alimentazione consapevole. Sarà presente inoltre una grande area espositiva dove incontrare le scuole, i centri di Āyurveda e le aziende che si occupano di prodotti legati all’Ayurveda e a discipline affini, nonché alla salute naturale, al benessere e a medicine non convenzionali.

Sabato 17 e domenica 18 Settembre, presso Grand Hotel Villa Torretta**** – Sesto S. Giovanni – Milano

Per maggiori informazioni:
tel. 02.39265798 – 348.1568692
email: info@ayurvedicpointcongress.comwww.ayurvedicpointcongress.com

   

 

Nasce la Scuola di Naturopatia OR.O

Il delizioso teatro nel castello Gonzaga di Ostiano (Cremona) ospiterà PINO AFRICANO, ATTORE E COMMEDIOGRAFO PUGLIESE, che sarà conduttore e protagonista di uno spettacolo teatrale che illustrerà l’importanza del percorso nella Naturopatia, attraverso sketch e monologhi sullo stile del teatro d’informazione.
Il fine di questo spettacolo sarà quello di presentare LA NEO SCUOLA DI NATUROPATIA OR.O (ORIZZONTI OLISITICI), CON SEDE A PESCAROLO ED UNITI (CR).
Lo spettacolo è aperto a chiunque sia interessato ad allargare le proprie conoscenze, a mettere in discussione quei luoghi comuni sulla salute e il benessere. Per tutti coloro che sono interessati a conoscere la naturopatia e le discipline olistiche, che possono aiutare gli individui ad affrontare e vedere la vita in tutte le sue sfaccettature.

Castello Gonzaga di Ostiano 21 maggio 2016

Per maggiori informazioni:
Contatta: Diego Barcellari – tel. 329 6724674; Miriam Barcellari – tel. 340 3700253
info@naturopatiaoro.itwww.naturopatiaoro.it

   
Scuola di Formazione per operatori olistici in Kinesiologia emozionale

520 ore di formazione biennale in aula, suddivise fra le materie base (KINESIOLOGIA EMOZIONALE-GENETICA COMPORTAMENTALE-VISUALIZZAZIONE MENTALE) e le discipline complementari (FIORI DI BACH-CHAKRA-CRISTALLI E PIETRE MOTIVAZIONALI-MEDICINA TRADIZIONALE CINESE-ALBERO GENEALOGICO-TEMATICHE ALIMENTARI-POSTUROLOGIA EMOZIONALE-COMUNICAZIONE-TAPPING-DEONTOLOGIA PROFESSIONALE)
– docenti specializzati nelle singole materie
– 11 manuali di lavoro suddivisi per corso e materiale per la pratica professionale, in modo particolare la MAPPA DEL VISSUTO EMOZIONALE
– dispense cartacee o in formato elettronico per le materie complementari
– attestato di competenza per l’esercizio dell’attività

Aperte le Iscrizioni al nuovo anno didattico: Sede di Vicenza inizio lezioni 15-16 ottobre
Sede di Lecce inizio lezioni 05-06 Novembre

Per maggiori informazioni:
info@kinesiologiaemozionale.com – 392 9087638

   

 

Deepak Chopra

Viaggia tra l’antica saggezza orientale e le più recenti ricerche scientifiche per arrivare alla tua piena realizzazione fisica, mentale e spirituale.

Dal 13 al 15 Maggio a Rimini, durante l’incontro IL BENESSERE DELL’ANIMA farai un vero e proprio viaggio verso il pieno equilibrio corpo – mente – anima, per riscoprire il vero significato del ben-essere totale e rendere la tua vita più appagante a livello fisico, mentale, spirituale, economico: potrai attingere all’approccio multidisciplinare di diverse scuole di calibro nazionale e internazionale, che spaziano dalle discipline orientali alle recenti ricerche scientifiche della medicina, in modo che tu possa scegliere il percorso più adatto a te.

Palacongressi di Rimini, 13-14-15 Maggio 2016

Per maggiori info:
Tel. +39 06 90209895 | +39 366 4059328 | +39 392 9963796 – chopra@hiperformance.itwww.ilbenesseredellanima.it

   

 

CHIARISSIMA

Anche nel 2016 ritorna CHIARISSIMA, il Festival dedicato al benessere psicofisico, al vivere naturale e a ciò che rende migliore il rapporto con noi stessi, il mondo e gli altri.
La VII EDIZIONE, intitolata “CON SÈ, CON GLI ALTRI”, si svolgerà a Chiari (BS) nelle date 13-14-15 maggio
La location sarà come sempre la splendida VILLA MAZZOTTI con il suo incantevole parco di dieci ettari.
1 PIANO DEDICATO AGLI OPERATORI OLISTICI
130 ESPOSITORI
3 SALE CONFERENZE
1 SALA MEDITAZIONE
1 AREA FOOD
2 SPAZI PER FREE CLASS E WORKSHOP
1 LABORATORIO DEL RICICLO
E poi CONCERTI, SPETTACOLI e MOSTRE per un palinsesto che conta circa 100 EVENTI LIBERI E GRATUITI.
Seguici su www.chiarissima.com e su Facebook: Festival Chiarissima

   

 

Medicina Esogetica

Cromopharma in collaborazione con l’Istituto Internazionale Peter Mandel. Due interessanti corsi:
Patologie gravi e degenerative
Milano, all’Hotel Michelangelo P.zza Luigi di Savoia, 14-15 maggio 2016

Depressione, cromopuntura e fiori di Bach
Accademia Sol-via dei Tigli, 28 Gallarate – Varese, 28/29 Maggio 2016

Per maggiori informazioni:
Tel/Fax: 0376 40 81 28 – Mobile: 349 69 45 601
Email: cromo.pharma@gmail.comwww.cromo-pharma.it

   

 

Prova di vita comunitaria

CROMOTERAPIA: La somministrazione consapevole del colore attraverso il Bioptron
Il corso è introduttivo e spiega partendo dalla storia della cromoterapia, come poter utilizzare il colore consapevolmente per cambiare lo stato vibrazionale e quindi di salute delle persone.
Nel corso saranno trattati le relazioni tra i meridiani della M.T.Cinese, e la cromoterapia. La chakras terapia, e la Kinesiologia Applicata alla cromoterapia.
Sara presentato inoltre :
L’ APPARECCHIO PER CROMOTERAPIA BIOPTRON PER BIOCONDIZIONAMENTO SUI PUNTI DI AGOPRESSIONE.
IL corso è rivolto ai professionisti del settore sanitario, Olistico, estetico ed a tutte le persone interessate alla ricerca del Benessere.

Milano Open Day 14 maggio 2016

Per maggiori informazioni:
Milano Open Day ultimi posti liberi per prenotazione:
asianatura@libero.it 328-2332388 389-5904513

   

 

Prova di vita comunitaria

Un nuovo mondo propone, a grandissima richiesta, prove di vita comunitaria.
Questo progetto formativo costituisce l’evento più importante di un intero anno. E’ il baricentro dell’attività dell’associazione e costituisce il punto di approdo del lavoro spirituale e materiale del nostro team.
Al centro dei quattro giorni vi sarà il lavoro sulla cooperazione e condivisione e sulla capacità di osservazione di sé (e sulla presenza). Non è un corso ma una esperienza di valore inestimabile che rimarrà nel tuo cuore per sempre. Sarà una vera scuola pratica di risveglio, un’iniziazione alla vita che lascerà impresso nei vostri cuori un segnale di amore!

Agriturismo Villa Arsicci, Apiro (Macerata) – Dal 23 al 26 giugno 2016

Per maggiori informazioni:
http://www.unnuovomondo.net/corso-outdoor-vita-comunita-macerata
email: info@unnuovomondo.net – Laura cellulare 388.7905337

   

 

Corsi Residenziali per il Benessere Mente Corpo

L’Istituto MindBody&Life è un centro di ricerche per il benessere, la prevenzione e la salute della persona. Dal 26/27 novembre 2016, presso le sedi di Bergamo, Lago d’Orta, Ispra e Perugia, l’Istituto promuoverà un ricco calendario di seminari residenziali dal titolo “Armonia mente corpo, Allenarsi alla felicità, Psicodieta, Curarsi con il cibo, Trasformare la rabbia in energia positiva, Genitori efficaci, Fiducia in sé, nella squadra e nell’azienda e Scoprire e potenziare i propri talenti”. Tra le discipline utilizzate: tecniche psicologiche, tecniche meditative, yoga, mindfulness, arti marziali, medicina complementare, nutrigenetica e artiterapie.

Per maggiori informazioni:
www.mindbodylife.itinfo@mindbodylife.it – 342/7285767

   
YOGAFESTIVAL COLLI EUGANEI

Molte le novità in programma, a partire dal tema “FAI YOGA e vivi meglio”, a sottolineare come lo Yoga sia la chiave di uno stile di vita sano e positivo. A YF Padova ci sarà per la prima volta un focus speciale dedicato ai principianti e a chi vuole avvicinarsi per la prima volta a questo straordinario mondo con la sezione Yoga Primi Passi
Ampio spazio quest’anno agli insegnanti che lavorano sugli equilibri psicofisici, da Elena De Martin (insegnante di Ashtanga con grandissima esperienza), Tiziana Fantuz (tra le più riconosciute insegnanti sul territorio padovano), Renato Turla (che pratica Yoga da oltre 40 anni dopo un passato agonistico nelle arti marziali). Ospite internazionale di punta di questa seconda edizione sarà Perumal Koshy, insegnante indiano di Hata Yoga vissuto a Los Angeles, coach di alcune tra le più conosciute star californiane, che è stato capace di sintetizzare le tradizioni millenarie indiane con un approccio più moderno ed “occidentale”. Altra importante novità di quest’anno la presenza, accanto al consueto spazio dedicato alle scuole del territorio e ai più importanti empori legati al mondo Yoga, di una nuova area ristorazione vegana e vegetariana.

4 – 5 giugno 2016 nella splendida cornice di Villa dei Vescovi – Luvigliano di Torreglia (PD)

Per maggiori informazioni:
tel. +39 02 45494055 – info@yogafestival.it – www.yogafestival.it

   

 

Almaluna

“Almaluna by Tatami Destinazione Benessere, è una A.P.S. che promuove le attività olistiche attraverso eventi, viaggi e vacanze. Per l’estate 2016, Almaluna ha scelto “Il Campeggio di Capalbio”, nel suggestivo mare della Costa Toscana. Dal 11 giugno al 10 settembre, una vacanza per tutti: famiglie, coppie e single. Mare, natura e benessere con tante attività rigeneranti che variano da settimana a settimana (Yoga, Pilates, Tai Chi, Biodanza, Shiatsu e tante altre ancora), che renderanno la tua vacanza unica e speciale. L’alimentazione è bio-naturale.
PER PRENOTAZIONE ENTRO IL 20 MAGGIO 2016, SCONTO DEL 10% SULLA SETTIMANA DI VACANZA PRESCELTA!
Associazione Almaluna cerca per la stagione estiva 1 aiuto cuoco/a, 1 lavapiatti, 1 tuttofare, luogo di lavoro Capalbio

Per maggiori informazioni:
Visita il nostro sito: www.centroyogatatami.it/almaluna-vacanze-yoga/
E mail: almalunaholidays@gmail.com
www.facebook.com/centroyogatatami
Cellulare: 3890195471

   

 

 Cambia la vita in vacanza con Tra Terra e Cielo

Cucina macro-bio-vegan – Escursioni – Attività olistiche e (ri)creative – Attività dedicate ai bambini, Cibo, salute, natura, escursioni, corsi di sviluppo personale, laboratori…
Il nostro stile è essenziale, il clima CONVIVIALE, le persone che s’incontrano un po’ speciali.
Per tutti: singoli, coppie, famiglie e teen agers verso l’autonomia.
Siamo sulla costa tirrenica, nella Maremma toscana. Grazie a una profondità graduale e a una spiaggia sabbiosa è l’ideale per le vacanze da 0 a 99 anni. Una vacanza ideale per tutti: singoli, coppie, famiglie.

LE ESCURSIONI
I conventi cistercensi scavati nella roccia tufacea, il limpido Lago di Bolsena, il Giardino dei Tarocchi e l’Oasi WWF della laguna di Orbetello, Talamone, il Monte Argentario e le Fortezze spagnole di Porto Ercole, i Monti dell’Uccellina nel Parco della Maremma, le isole Giglio e Giannutri e l’Arcipelago Toscano sono le nostre mete in questa terra da scoprire.

PER INFO E PRENOTAZIONI:
www.traterraecielo.itsegreteria@traterraecielo.it
0583.356182 – 331.9165832
Via di Chiatri 865/c 55054 Bozzano (LU)

   

 

CONFERENZE, WORKSHOPS, CONDIVISIONE, SPETTACOLI, ARTE, MUSICA, NATURA INCONTAMINATA, BUON CIBO E CONTATTI UMANI

QUESTO E MOLTO ALTRO È IL PROGETTO SAND ITALY. Dalla meditazione delle 7 del mattino, alle sessioni di yoga, Tai chi, passando per le conferenze, i gruppi di tantra e consapevolezza, le tavole rotonde, i fastosi pasti, la piscina, le chiacchierate in piazza, la musica, le danze sufi, la trance dance, le passeggiate nei boschi ed i mille momenti di condivisione questo è il PROGETTO SAND Italy

Titignano (Orvieto) dal 2 all’8 agosto

Per maggiori informazioni:
http://www.consapevol-mente.it/sand-itlay-2016/

 

Redazione

 


Le opere di misericordia corporale 2. Seppellire i morti

Cremazione o sepoltura?

«Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio». Sono le parole di Gesù (Luca 9,60). L’urgenza dell’annuncio supera anche la pietà verso i defunti. Oggi nei grandi centri urbani la pratica della sepoltura è stata superata da quella della cremazione. La Chiesa Cattolica consente la pratica della cremazione ai suoi fedeli dal 1963, anno in cui Papa Paolo VI consentì la libertà di tale scelta approvando l’istruzione “De cadaverum crematione: Piam et constantem” emanata il 5 luglio 1963 in cui si afferma che “di fatto l’abbruciamento del cadavere, come non tocca l’anima, e non impedisce all’onnipotenza divina di ricostruire il corpo, così non contiene, in sé e per sé, l’oggettiva negazione di quei dogmi. Non si tratta, quindi, di cosa intrinsecamente cattiva o di per sé contraria alla religione cristiana “. Nel 1968 la Sacra Congregazione per il Culto Divino, con il decreto “Ordo Exsequiarum”, stabilì la concessione del rito e delle esequie cristiane a chi volesse scegliere la cremazione. A Torino e Milano si è arrivati al 50%. In Italia nel 2006 sono state effettuate 53.000 cremazioni, che corrispondono al 9,5% dei decessi (558.000 nello stesso anno), poco più di un quarto rispetto alla percentuale media dell’Unione Europea (36%). Oggi sono in funzione 45 crematori (31 al nord, 9 al centro e 5 al sud).

I vantaggi sono molteplici: Il corpo non deve essere esumato dopo 10 anni come d’obbligo per le sepolture (a meno di una costosissima tomba di famiglia), dato l’affollamento dei cimiteri; assenza dell’alto costo di una lapide; grazie all’urna cineraria si possono avere sempre con sé in casa – nell’ambiente dove ha sempre vissuto il defunto – le spoglie mortali dei propri cari. La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana» (can. 1176). Alla presentazione del “Nuovo Rito delle Esequie” è stato ricordato che “La celebrazione cristiana dei funerali è celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore”.  Questa affermazione posta nell’incipit delle Premesse generali al Rito delle esequie è la ragione di un aggiornamento che recepisce i profondi cambiamenti intercorsi nella società e nell’atmosfera culturale, dopo la prima edizione del 1974, sulla base della tipica del 1968.Che cosa è cambiato?

La società non è più mortale, anzi “la società post- mortale” ha messo a tacere la morte, grazie alla scomparsa dalla coscienza degli individui di questa esperienza. La spia più intrigante di tale cambiamento è proprio la rimozione della parola morte dal linguaggio corrente al punto che l’eufemismo è diventato il killer della morte. La morte, in realtà, è rimossa dall’orizzonte della vita quotidiana anche dal punto di vista percettivo mentre proliferano le sue spettacolarizzazioni mediatizzate, che trasformano in fiction anche la violenza reale che genera morte. I malati terminali stanno negli hospice, si muore per lo più in ospedale, ai bambini non si fa vedere la salma dei nonni perché potrebbe turbarli, e così si resta analfabeti e muti di fronte a un evento che è parte della vita, sia perché inevitabile, sia perché contribuisce a definirne il senso, a riordinare le priorità, a non confondere mezzi e fini, a vivere con pienezza, come un dono, ogni giorno che ci è regalato.

In un orizzonte immanente la morte è un fatto privato per le persone “comuni” o pubblico per le celebrità: un evento che si affronta in solitudine, senza strumenti di rielaborazione, perché il linguaggio della contemporaneità li ha cancellati dal suo vocabolario; oppure un evento che si consuma sotto i riflettori, un “media event” che fa notizia per un paio di giorni e regala un po’ di visibilità a qualche personaggio, o produce un po’ di “retorica della pietà a distanza”, come la chiamava Boltanski, ma che non aiuta chi resta a elaborare il “passaggio”. Rispetto a questo scenario contemporaneo, nelle società pre-secolarizzate la morte non era affatto una questione privata e la ricchezza e complessità dei riti funebri fin dall’antichità testimonia almeno due aspetti: il carattere di mistero della morte, che va quindi trattata con solennità e rispetto (un mistero che ci accoglie, non che ci schiaccia); e il carattere collettivo di questo evento, che riguarda il defunto, la sua famiglia, ma anche tutto il genere umano. Il rito funebre ha la funzione di accompagnare chi è direttamente colpito dal lutto, e di preparare chi lo sarà in seguito, in un cammino che non è né privato né pubblico ma, appunto, collettivo e comune: dove pubblico è legato alla visibilità, mentre comune ha una valenza antropologica: ciò che riguarda l’essere umano in quanto tale. Benveniste fa risalire il termine ‘rito’ a una radice che indica “ordine”: oggi diremmo che il rito è un “dispositivo”, un’interfaccia che traduce il disordine e il caos (della morte come pura fine, nonsenso, disperazione o rassegnazione) in un ordine di significati elaborati collettivamente.

Il rito delle esequie si iscrive in quelli che Van Gennep, e più tardi Victor Turner, hanno definito “riti di passaggio”. Nei momenti di “transito” (da uno status a un altro, come nel matrimonio, o dalla vita alla morte) è importante che la fase compresa tra il distacco e il ritorno a una nuova normalità sia accompagnata, perché è la fase più delicata: quella dove ci si può perdere, dove nelle società più tradizionali si rischia di mettere a repentaglio l’ordine sociale, mentre nelle società “liquide” come la nostra si accresce il senso di caos, mancanza di significati, nichilismo. Le esequie cristiane non sono uno spettacolo, anche se utilizzano la ricchezza e pluralità di codici della liturgia. La dimensione rituale non ha solo una funzione consolatoria, ma è un medium-messaggio che iscrive l’evento inevitabile della morte in una cornice di senso che, se non cancella la tristezza e il senso di perdita di chi resta, li libera però dall’angusto orizzonte del non senso che genera angoscia e disperazione, o un vuoto che corrode la vita. E la dimensione collettiva, sostenuta da questo orizzonte di speranza, ha una funzione fondamentale perché il portare insieme il peso della sofferenza, il com-patire, il ricordare insieme la persona defunta come testimoni del suo passaggio sulla terra, l’aiutarsi a vicenda a raccogliere l’eredità di chi ci ha lasciato, sono tutte modalità non spettacolari, ma profondamente umane e umanizzanti di vivere la profonda congiunzione di vita e morte nelle nostre esistenze, e di prepararci con fiducia al passaggio verso una nuova vita.

Giorgio Nadali


Il Kama Shastra, la scienza sacra vedica del sesso

   Il Kamashastra è l’insieme dei testi sacri che riguardano il kama (amore), la sessualità e il godimento sensuale. Kama (amore) più shastra (insegnamento). Il Kamashastra, o scienza dell’erotismo, è attribuita al dio Prajapati, che l’ha trasmessa a Nandi, il toro del dio Shiva. Poi è passata a Svetaketu, a Sankha e a Babhravya. Quest’ultimo ha condensato la tradizione del Kamashastra in 150 capitoli suddivisi in sette adhikarana (sezioni) che formano la base della scuola sessuale induista. Gli adhikarana sono: principi generali, corteggiamento, unione sessuale, matrimonio, come rubare la moglie che appartiene ad altri uomini, le prostitute, le pozioni, i sortilegi, gli afrodisiaci, i mantra (preghiere), gli strumenti sessuali. I testi più importanti della Kamashastra sono il Kamasutra del monaco Vatsyayana (450 d.C.), l’Ananga-Ranga (“Teatro del dio dell’amore”) di Kalyanamalla (1460-1530 d.C.). Lo scopo di quest’ultimo non è quello di promuovere la promiscuità sessuale, ma l’armonia familiare (eccezione fatta per l’adhikarana che spiega come rubare le mogli degli altri). Altri importanti testi del Kamashastra comprendono il Kuttani-mata (“Lezioni di un ruffiano”) di Damodaragupta, il Samaya-matrika (“Il breviario della prostituta”) di Ksemendra, il Rati-rahasya (“Misteri della passione”) di Koka e il Pankasayaka (“Le cinque frecce”) di Jyotirisa (o Jyotirishvara). Esistono centinaia di testi popolari di Kamashastra nei quali le divinità indù si dilettano in varie posizioni sessuali come paradigmi per le prestazioni erotiche umane.

    «Gli uomini si dividono in tre classi: gli uomini lepre, gli uomini toro e gli uomini cavallo secondo la grandezza del loro lingam [pene]. Anche la donna, secondo la profondità della sua yoni [vagina], è una cerva, una giumenta o un’elefantessa. Da ciò segue che vi sono tre unioni uguali, cioè tra persone che si corrispondono in dimensione, e sei unioni inuguali, quando al contrario le dimensioni non si corrispondono. Si tratta dunque di nove casi in tutto: Uguali: Lepre/ Cerva, Toro/Giumenta, Cavallo/Elefantessa; Inuguali: Lepre/Giumenta, Lepre/Elefantessa, Toro/Cerva, Toro/Elefantessa, Cavallo/Cerva, Cavallo/Giumenta”. Così inizia la parte seconda del Kamasutra. Kama sta per piacere, amore, sesso, desiderio. Sutra sta per trattato. Le tre principali scienze umane indù sono le shastra: 1) Dharmashastra, la legge sociale, nota come Leggi di Manu o Manavadharmashastra. 2) La Arthashastra, la scienza politica e economica, attribuita a Kautilya. Un importante istituto universitario, il Chanakya Institute of Public Leadership basa i suoi insegnamenti proprio sulla Dharma Shastra indù per formare i suoi leader e manager. 3) Il Kamashastra, la scienza erotica. Le tre shastra rispecchiano i tre obiettivi della vita umana, i purushastra: (o trivarga): Kama (piacere sensuale, non solo sessuale), Dharma (legge morale) e Artha (Beni materiali). In sostanza sono la pietà (dharma), il profitto (artha) e il piacere (kama). Oppure “società, successo e sesso” o ancora “dovere, dominazione e desiderio».

Il Kamasutra (350 d.C.) non riguarda solo posizioni sessuali, ma anche pratiche indicazioni su come trovare un partner, commettere adulterio, mantenere il potere nel matrimonio, usare droghe e gestire cortigiane. Contiene anche dei geniali consigli di seduzione maschile, come ad esempio: «Strofinandosi con unguento tratto dalla pianta emblica myrabolans si acquista il potere di conquistare le donne a piacere» oppure: «Un osso di pavone o di iena, coperto d’oro e attaccato alla mano destra, rende simpatico un uomo», o ancora: «Mangiando polvere di nelumbrium speciosum, di loto azzurro e di mesna roxburghii, con burro chiarificato e miele, un uomo si rende piacevole». Sono presenti anche delle alternative tutte naturali al “Viagra” come: [l’uomo che vuole aumentare la sua potenza sessuale] «mescola del riso con uova di passero, poi, dopo aver fatto bollire il tutto nel latte, vi aggiunge del ghee [burro chiarificato] e del miele» oppure «latte zuccherato, radice della pianta uchchata, pepe, sciaba e liquerizia». Contiene anche pratici «consigli su come guadagnare denaro», come ad esempio: «Manterrà medici e ministri con qualche scopo». Le famose posizioni sessuali sono sessantaquattro, la maggioranza delle quali però richiede delle abilità acrobatiche.

La Kamashastra non si limita al Kamasutra, scritto da un monaco che viveva in assoluta castità, Mallanaga Vatsyayana. Altri importanti testi della scienza della passione sono: Il Ratirahasya o Kokashastra, scritto da Kokkaya (XIII sec. d.C.) dedicato al “come trarre il massimo dal sesso, goderselo e mantenere felice una donna”. Nei suoi quindici pachivede (capitoli) con ottocento versetti contiene pratici consigli sui baci, le donne straniere, sui tipi fondamentali di donne e sul “come guadagnare la fiducia di una ragazza”. Il “Rati” della parola Ratirahasya significa “fare l’amore” e occorre sempre ricordare che il ruolo della donna nel Kamashastra è sempre dominante. L’Anangaranga di Kalyanmalla (XVI sec. d.C.) contiene preoccupanti avvertimenti come «La donna di cui  i due piccoli alluci non toccano il suolo mentre cammina, perderà certamente il marito, e durante la sua vedovanza non sarà in grado di mantenere se stessa casta». Infine completano la libreria erotica del Kamashastra indù il Nagarasarvasva di Bhikshu Padamashri, il Pankasayaka di Jyotirishvara (XIV sec. d.C.) e il Ratiratnapradipika di Praudha Devaraja.

Giorgio Nadali


Le Beatitudini. 1. Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Chiariamo subito un equivoco. I poveri in spirito non sono i poveracci e il Cristianesimo non è una religione per “poveri” (in senso materiale). “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli” (Matteo 5,3). I poveri in spirito sono gli  uomini e le donne che mettono la loro fiducia in Dio e non nelle cose, ma non significa che sono persone in miseria. La Regina dei poveri del Vangelo è Maria di Nazareth, la quale non viveva in miseria (come i lebbrosi o le vedove, ad esempio), secondo le condizioni sociali del suo tempo. Era molto umile. L’umiltà è la semplicità del cuore, non è la povertà materiale. È questa che rende “poveri in spirito”. C’erano ragazze molto più “povere” di lei materialmente  e non sono state scelte da Dio, ma Il Signore ha scelto Maria per la sua umiltà, per la sua “povertà di spirito”, appunto.  Il denaro e le cose materiali vanno usate (per il bene) e non adorate. I poveri del Vangelo sono coloro che non sono avidi di cose e di denaro o materialisti. Gesù grida “Guai a voi ricchi perché avete già la vostra consolazione” (Luca 6,24), ma non esalta né il pauperismo (la povertà materiale in quanto tale), né la lotta (politica) di classe. Sono i ricchi che si sentono autosufficienti rispetto a Dio. Il Signore ricorda che anche i ricchi potranno salvarsi (Marco 10,27). La ricchezza, e dunque la proprietà privata, non sono stigmatizzate, anche se sceglie (solo) alcuni e dà loro il consiglio evangelico della rinuncia ai beni materiali e al matrimonio. Desiderare denaro non vuol dire essere “avidi”. “Avido” è colui che ha una dipendenza patologica insaziabile (non sono in termini materiali, ma anche affettivi). Una persona con disponibilità economica non è per forza avida e materialista.

E’ vero che Gesù disse anche: “Guai a voi ricchi. E’ più facile che un cammello passi per una cruna d’ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli” (Luca 18,25). Qui Gesù non sta condannando la ricchezza in quanto tale, che – se  onesta – non è affatto un male, a patto che sia aperta all’aiuto di chi ha bisogno. Con la ricchezza materiale si possono aiutare molte persone e dare lavoro agli altri, ad esempio. Si può promuovere l’arte che abbonda in molte chiese e nello stesso Vaticano, come è successo nei secoli da parte di facoltosi mecenati, anche se alcuni di loro lo facevano per lavarsi la coscienza (come per Enrico Scrovegni, che fece costruire a Padova la più preziosa cappella esistente). Con l’espressione “Beati i poveri in spirito” Gesù sta mettendo in guardia dalla ricchezza che può diventare un idolo che prende il posto di Dio. Non è la ricchezza che rende una persona cattiva. Ci sono poveri cattivi e ricchi buoni. Un mendicante che bestemmia Dio dalla mattina alla sera per la sua situazione, non è affatto un “povero del Vangelo”. La ricchezza materiale semplicemente amplifica ciò che una persona è già. Gesù non dice che ogni fedele deve fare il voto di povertà. Questo voto è riservato solo agli uomini e alle donne che sentono una speciale vocazione di consacrazione a Dio, anima e corpo.

Quanto alla povertà di Gesù… Viveva in un’epoca storica totalmente diversa. Qualsiasi cosa che noi oggi abbiamo sarebbe stata considerata un lusso a quel tempo. Gesù insisteva sulla povertà interiore, la sola che può mettere Dio al primo posto. Storicamente non era così  “povero” in realtà, almeno come intendiamo oggi la povertà. A suo tempo i più poveri erano i lebbrosi e le vedove. Gesù era un maestro itinerante e veniva da una famiglia di un artigiano (Giuseppe) che non era propriamente povera. Occorre distinguere dunque ciò che è destinato al culto, ciò che è opera d’arte, e cosa è veramente la povertà del Vangelo. I poveri in spirito non sono quindi coloro che hanno necessariamente il portafoglio vuoto, ma sono certamente coloro che hanno il cuore pieno di Dio.

Giorgio Nadali


Terroristi per Dio?

Una religione che crede in un unico Dio. La religione di Maometto. Le moschee e i minareti ammirati nel viaggio in Turchia o in cartolina. Donne velate. La Mecca e l’enorme cubo nero, la Kaaba.  Era ciò che ci veniva in mente sino a qualche anno fa, se qualcuno pronunciava la parola Islam.  Tutto è cambiato. Ed è peggio per tutti. Per noi, che viviamo le nuove angosce del nuovo millennio. Per gli onesti fedeli del Profeta della Mecca. Perché – è inutile nasconderlo – alzi la mano chi non ha mai associato alla parola terrorismo, la parola araba che significa sottomissione ad Allah. Islam, appunto.

Dall’undici settembre 2001 un’ospite sgradito si è aggiunto ai nostri viaggi… “arriveremo sani e salvi?” Nei nostri sguardi di sospetto per l’immigrato… “hai visto quello? E se…?” Ai nostri discorsi, forse non troppo evangelici… “io li rispedirei tutti al loro paese”. Si chiama angoscia. La sottile paura ingiustificata e indefinita. Una paura che porta a pensieri irrazionali, affrettati, ovviamente noncuranti del pregiudizio e in contrasto con i valori in cui crediamo. E’ il si salvi chi può. Scattano meccanismi ancestrali. I pensieri si rincorrono ed ecco, è il terrore. Ci alziamo una mattina, ed ecco, tredici bombe a Madrid. Tre stazioni colpite. Il più grave attentato in Europa dal dopoguerra. Treni di pendolari. Vite comuni, come la nostra. Gente che andava a lavorare. Come noi. Come quei poveretti a New York, Parigi, Bruxelles… Giunti in ufficio per morire. E se capitasse anche qui, anche ora? Meglio non pensarci. Apro il giornale e leggo: “Se gli infedeli vivono in mezzo ai musulmani secondo le condizioni stabilite dal Profeta, non c’è nulla di sbagliato, purché paghino la Jyzya, la tassa di sottomissione e che non    restaurino chiese e monasteri, che non ricostruiscano quelle distrutte… che non mostrino la croce”. Sono le parole dello sceicco Marzouq Salem Al-Ghamdi. Ed ecco che l’angoscia si accompagna alla collera. Altro che accoglienza. Il terrore scuote i nostri valori.

Mentre piangiamo la perdita di tanti innocenti e quella del nostro senso di sicurezza, alcune domande incominciano ad affiorare alla nostra coscienza. Dov’è Dio? Come può permettere tutto ciò? C’è un senso alla sofferenza? Dov’è la speranza? Come possono uccidere in nome di Dio? Qual è la risposta al terrorismo? Chi sono i fondamentalisti? Perchè questo fanatismo religioso che oggi semina morte?

Da una parte il fanatismo integralista può far leggere diversi versetti della scrittura sacra islamica, il Corano,  come un invito alla violenza. Ad esempio: “Combattete coloro che non credono in Dio e nel Giorno Estremo, e che non ritengono illecito quel che Dio e il Suo Messaggero [Maometto] hanno dichiarato illecito, e coloro, fra quelli cui fu data la Scrittura, che non s’attengono alla Religione della Verità. Combatteteli finché non paghino il tributo uno per uno, umiliati.” (Sura della Coversione  “at-Taubah” IX, 29). Dall’altra la tiepidezza della fede cristiana in Occidente e l’appannamento dei nostri valori può essere un terreno fertile in chi ci vede come odiati infedeli.

Bisogna ammetterlo. Essere occidentali oggi vuol dire essere odiati da gruppi radicali del fanatismo religioso, soprattutto islamico. Perché? La risposta è complessa e coinvolge storia, cultura, politica e psicologia. Certo, la maggioranza dei musulmani deplora il terrorismo. Gli estremisti rappresentano l’Islam come i fanatici del Ku Klux Klan, in America, con le loro croci infuocate e le idee di supremazia bianca rappresentano il Cristianesimo. Per nulla, appunto. Anche se, decise e chiare prese di posizione contro il terrorismo si fanno un po’ desiderare negli ambienti islamici. Ma forse il coraggio, se uno non ce l’ha non se lo può dare da solo. Ma è importante capire che come il terrorismo odierno viene in larga parte dal fanatismo religioso, solo il confronto con i veri fondamenti della religione potranno sconfiggerlo. Molto può fare un leader spirituale. Predicando la tolleranza, o viceversa fomentando l’odio. Non esiste la parola fondamentalismo nell’Islam. E’ una parola che nasce in ambiente protestante negli Stati Uniti agli inizi del secolo scorso. Oggi i gruppi radicali islamici odiano l’Occidente perché lo vedono come minaccia e un ostacolo a quella che essi chiamano khilafah, cioè l’espansione e la progressiva islamizzazione di tutto il mondo. Un mondo diviso in due partiti”. Il partito di Dio (l’Islam) e il partito del diavolo (l’Occidente), ma anche gli stessi fratelli islamici non radicali. Certo, sono in netta minoranza rispetto ai fedeli pacifici, ma possono fare molto male. La cosa che forse più ci sconvolge è che tutto questo sangue innocente viene fatto scorrere in nome di Dio. “Se Dio vorrà, ci saranno altri attacchi” hanno scritto i terroristi di Al Qaeda nella rivendicazione dell’attentato di Madrid. In realtà simili paranoie non sono una novità. I nazisti proclamavano “Gott mit uns”: “Dio è con noi”.

Quale dunque l’atteggiamento corretto che dovremmo avere? Vale la pena ricordare che per un cristiano Dio veglia continuamente sul mondo. E’ semplice, ma rassicurante. 1Cronache 29:11 Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore e la maestà, perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno; tu ti innalzi sovrano su ogni cosa. 2Timoteo 1:7 Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. 1Maccabei 2:62 Non abbiate paura delle parole dell’empio, perché la sua gloria andrà a finire ai rifiuti e ai vermi; Matteo 10:28 E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. 1Pietro 3:12 perché gli occhi del Signore sono sopra i giusti e le sue orecchie sono attente alle loro preghiere; ma il volto del Signore è contro coloro che fanno il male. 1Pietro 5:6-7 Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.

“Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta, chiedo aiuto, ma non c’è giustizia!” (Giobbe 19,7)

Perché dunque il male? Abbiamo delle colpe? Perché Dio permette simili orrori? S. Agostino scriveva: “Dio non permetterebbe il male se non fosse abbastanza potente da trarne un bene”. Ma l’obiezione di Ivan Karamazov, nel celebre romanzo di Dostojewski, resta per molti il più grande ostacolo alla fede in un Dio d’amore: ci si può fidare di Dio in un mondo dove i bambini muoiono dilaniati da bombe collocate nel suo nome? Se Dio è buono come può permettere la sofferenza degli innocenti?  Testimone della ricerca spirituale lungo i secoli, la Bibbia stessa è alle prese con questa domanda. I salmi ci presentano lo smarrimento dei fedeli di fronte alla felicità dei malvagi e all’infelicità dei giusti: “Invano dunque ho conservato puro il mio cuore e ho lavato nell’innocenza le mie mani,  poiché sono colpito tutto il giorno, e la mia pena si rinnova ogni mattina… Ma io a te, Signore, grido aiuto, e al mattino giunge a te la mia preghiera. Perché, Signore, mi respingi, perché mi nascondi il tuo volto?” (Salmi 72,13-14 ; 87,14-15). Il primo innocente che incontriamo nelle pagine della Bibbia è Abele, ingiustamente ucciso da suo fratello Caino. Nella Bibbia il sangue è la vita e questa vita annientata dalla malvagità umana ritrova paradossalmente una voce. Il suo grido giunge fino a Dio e provoca il suo intervento. Questa stessa dinamica è presente nella storia della salvezza nel racconto dell’Esodo. Quel che fa scendere Dio sulla terra non è qualche atto di prodezza o di dedizione da parte degli uomini, ma piuttosto il grido che nasce dalla  loro oppressione. Con i profeti, si fa un ulteriore passo in avanti. Essi sperimentano nella loro carne che Dio, l’Innocente per eccellenza, è rifiutato da un popolo che si crede autosufficiente. Nel Nuovo Testamento, donando la sua vita fino in fondo, Gesù condivide la sorte di tutte le vittime innocenti e così assicura che la loro pena non è stata vana. Porta lel oro sofferenze all’interno della sua relazione col Padre, e noi abbiamo la certezza che questa sofferenza non va perduta. Essa porta alla scomparsa dell’antico ordine mondiale segnato dall’ingiustizia, e all’apparizione “di nuovi cieli e di una nuova terra, dove la giustizia abiterà” (2 Pietro 3,13).

Ecco la risposta definitiva  per un cristiano, Lungi dal tollerare anche solo per un momento la sofferenza degli innocenti, nel suo Figlio, Dio beve con noi quel calice amaro e così facendo lo trasforma in una coppa di benedizione per tutti. E a coloro che credendo di lodare Allah, come terroristi nel suo nome, lasciamo le parole del Corano:

“Hai ucciso un incolpevole, senza ragione di giustizia? Hai certo commesso un’azione orribile”. (Sura XVIII,74).

Giorgio Nadali