Gli angeli del meccanico

 

Siamo a Rudolph, nel Wisconsin (USA). Il meccanico Bruce Van Natta è convinto di essere vivo per miracolo. Nel 2006 è rimasto schiacciato sotto un camion di 10 tonnellate. Tutta la parte compresa tra il costato e l’osso pelvico è stata schiacciata dal peso del camion. Secondo i paramedici, il cuore si era fermato. Anche i chirurghi sostengono che Bruce non dovrebbe essere vivo: “Quando abbiamo aperto l’addome la situazione era disastrosa. A nostro parere aveva pochissime speranze di farcela”. Ma Bruce è sopravvissuto. Non solo. Sostiene anche che siano stati gli spiriti celesti a riportarlo in vita. Bruce dice: “Ho visto tutto dall’alto. E poi mi sono accorto degli Angeli. Avevano le mani sulla parte che era rimasta schiacciata. Per gli scienziati è successo tutto nella sua mente Le esperienze fuori dal corpo sono un’illusione, ma Bruce insiste. Quello che è successo in garage è reale. “Ho incontrato molti scettici, ma io so cosa ho visto. È stato un miracolo!” Bruce ha veramente visto gli Angeli? Sono stati veramente loro a compiere il miracolo dall’alto? È il 16 novembre 2006. Bruce sta riparando un camion di 10 tonnellate con un collega. È il classico automezzo per il trasporto del legname. “Stavo finendo di sistemare gli attrezzi quando l’autista nonché meccanico con cui stavo lavorando mi ha chiesto di dare un’ultima occhiata”. Anche se ha finito il turno di lavoro, Bruce scivola sotto la montagna di metallo per dare l’ultimo controllo. Il lato del passeggero è sorretto da un piccolo cric montato sotto l’asse. Bruce racconta: “Mentre scivolavo sotto il camion ho chiesto al collega di salire in cabina per controllare la temperatura del motore e mentre il collega sale in cabina, il martinetto inizia a cedere. “Quando è salito – racconta Bruce – mi sono accorto che il camion ha subito uno spostamento. Ho alzato lo sguardo e ho notato che il cric era praticamente in bilico. Prima di poter fare qualsiasi cosa il cric ha ceduto e l’asse del camion si è schiantato sull’addome come una ghigliottina. “Praticamente mi ha tagliato a metà”. L’impatto ha causato immediatamente un rigurgito di sangue e poi è arrivato un dolore lancinante. È stato allora che ho iniziato a pregare. Il collega è saltato giù dal camion ed è venuto a controllare. È rimasto scioccato. Ricordo l’orrore sul suo volto, era pietrificato. Ho dovuto chiedergli di chiamare un’ambulanza. Mentre il collega è al telefono Bruce non riesce a credere a quello che vede. Non poteva essere vivo con il corpo ridotto in quel modo. I paramedici arrivano subito e restano sconcertati per quella scena. L’asse si è schiantato sull’addome di Bruce. La leggera inclinazione dovuta all’unica ruota rimasta montata ha evitato che l’uomo venisse tranciato in due. Il peso gli ha schiacciato la zona tra la cassa toracica e l’osso pelvico. Bruce sente la vita che scivola via. Secondo i paramedici il cuore si era fermato. E proprio quando pensa di spegnersi per sempre succede qualcosa di straordinario. Lo spirito si è staccato dal corpo: “sono levitato e ho visto tutta la scena dall’alto”. Sembra incredibile, ma per Bruce Van Natta questa è solo la prima di una serie di esperienze miracolose. “Ho visto due angeli – racconta – erano molto alti. Saranno stati circa due metri e mezzo. Erano vestiti di bianco ed era come se emanassero luce”. La coscienza di Bruce si è veramente staccata dal corpo? E questi due uomini misteriosi sono davvero angeli? “Mi è apparso un tunnel e alla fine c’era una luce accecante che sembrava lontanissima”. Cos’è questo tunnel? L’uomo non lo saprà mai e sopravvive alle due ore e mezza per arrivare in ospedale dove sono in servizio due dei migliori chirurghi che rimangono sorpresi per come Bruce fosse ancora vivo dopo le gravissime ferite riportate. “Quando abbiamo aperto l’addome la situazione era disastrosa. Come dopo il risultato di un’esplosione. C’era sangue dappertutto e le viscere erano sparse ovunque, con l’intestino lacerato in più punti. L’intestino tenue è ridotto ad una polpa insanguinata schiacciata contro le vertebre. C’era in corso un’emorragia molto grave”. Dal momento del trauma all’intervento ha perso quasi tutto il sangue e solo questo era sufficiente ad ucciderlo. Bruce sostiene che nei momenti successivi all’incidente è stato assistito da due angeli e racconta: “quando sono uscito dal corpo non sembrava un’esperienza così straordinaria. L’ho capito solo quando sono rientrato nel corpo”. Bruce racconta che prima dell’esperienza non era religioso e aveva una dipendenza da cocaina e marijuana e mi ubriacava tre volte la settimana. Dopo il matrimonio con Lori inizia a frequentare la chiesa, ma continua a drogarsi. Poi l’incidente il Signore lo salva e gli dice: “tu non ti comporterai più così e lavorerai per me”. Nelle settimane successive all’intervento gli angeli non si fanno vedere, mentre l’uomo va incontro a varie complicazioni. Ma quando tutto sembra perduto vive un’altra esperienza miracolosa. Un pastore protestante lo va a trovare da New York. Aveva incontrato una volta sola Bruce in chiesa. Il pastore riferisce: “Qualcuno mi aveva detto in sogno di andare nel Wisconsin a pregare per Bruce Van Natta”. Arrivato in ospedale il pastore Bruce Carson mette una mano sopra di lui e dice: “ordino all’intestino tenue di ricrescere”. E così avviene. Guarisce e acquista peso tornando da 58 a 85 chili. “Ho sentito un’energia nel mio intestino”, riferirà Bruce Van Natta. Inoltre in radiografia la lunghezza dell’intestino è molto più lunga di quanto è stata rimossa dall’intervento. Non vi è spiegazione medica di come sia potuto ricrescere. Secondo la medicina l’intestino tenue non è in grado di rigenerarsi. “Non so come. Ho solo sentito che l’intestino ricresceva mentre il pastore Bruce Carson pregava per me”.

Giorgio Nadali

 

 

 

 

 

 

 

 


Gli angeli del presidente Ronald Reagan

 

Per ben due volte l’ex presidente statunitense Ronald Reagan è stato in pericolo di vita e per due volte ha avuto incontri con esseri angelici che lo confortarono e lo aiutarono a superare le sue crisi mediche, come racconta nel libro, “Hand of Providence: The Faith Strong and Quiet di Ronald Reagan,” di Mary Beth Brown. Mentre Reagan stava lottando per la sua vita dopo essere stato colpito da John Hinckley il 30 marzo 1981, stava avendo problemi di respirazione. La sua pelle era diventata pallida, come ricorda sua moglie Nancy Reagan :”Era il colore della carta – bianco come un lenzuolo, con il sangue secco intorno alla bocca. Reagan ricordò in seguito di aver guardato dalla barella mentre stava pregando e mentre era in parte cosciente, si rese conto che qualcuno stava tenendo la sua mano. “Era una morbida, mano femminile”, scrive nella sua autobiografia, “An American Life”. “L’ho sentita salire e toccare la mia e poi tenerla forte. Mi ha dato una sensazione meravigliosa. Anche adesso mi riesce difficile spiegare come era rassicurante e come era meravigliosa”. Nonostante i grandi sforzi per scoprire chi stesse tenendo la sua mano, nessuno in ospedale poteva dare questa risposta al presidente. Dopo l’operazione chirurgica per rimuovere il proiettile Reagan raccontò di essere stato attorniato da “persone vestite di bianco”. I figli di Reagan pensano che quelle infermiere misteriose che aiutarono il padre mentre era in pericolo di vita fossero angeli. “Patti crede che fossero angeli, e lo credo anch’io”, ha detto Michael Reagan, che ha scritto la prefazione al libro “Hand of Providence” (“Mano della Provvidenza”). Il presidente aveva vissuto un evento simile quando era in condizioni critiche con una polmonite virale molti decenni prima. Aveva lavorato in un film con Shirley Temple quando si ammalò gravemente. Nel suo libro autobiografico, “Dov’è il resto di me?” descrisse giorni e notti di brividi con brividi e una febbre fortissima. La sua temperatura continuava a salire, ed gli era difficile respirare. “Alla fine ho deciso che sarebbe stato meglio non respirare”, ricorda Reagan. “Non so a che ora della notte è stato quando ho detto all’infermiera che ero troppo stanco per respirare. ‘Ora soffia’ – diceva – ‘Forza, respira ancora una volta.'” Questo continuò per tutta la notte, e Reagan raccontò di aver deciso di mantenere la respirazione per cortesia all’infermiera. Ancora una volta, nonostante i suoi sforzi per ringraziare la misteriosa infermiera, Reagan non riuscì a scoprire chi fosse. Questo portò i membri della famiglia a prendere in considerazione altre possibilità – come le visite angeliche.

Giorgio Nadali

 

 


Paradiso e ritorno per la dottoressa Mary

 

Per la dottoressa Mary Neal – chirurgo ortopedico americana – un viaggio in Cile per praticare lo sport del kayak si è trasformato in un viaggio di andata e ritorno nel Paradiso. Il kayak è una canoa monoposto che viene spinta con una pagaia a doppia pala. Nel 1999 con il marito Bill progettò un’avventura che condusse Mary in un viaggio verso l’aldilà. “A me e mio marito piace molto il kayak – spiega – Ci piace viaggiare. Parliamo spagnolo. Abbiamo viaggiato a livello internazionale varie volte. Così, per il compleanno di mio marito ho detto, ‘Ok, questo è l’anno giusto.’ Siamo andati in Cile per una vacanza di kayak. ”

Dopo una settimana di kayak, Bill saltò la giornata finale per via di un mal di schiena. Mary e il resto del suo gruppo proseguì per un tratto insidioso del fiume. “Questa è una sezione del fiume che è molto nota per le sue cascate. Si tratta di salti da 3 a 4 metri, 6 metri al massimo, che forse per un canoista esperto non rappresentano un problema. Andai sopra il salto principale e potei vedere l’enorme turbolenza e volume dell’acqua. Appena il mio kayak colpì la parte inferiore della cascata, l’estremità anteriore della mia barca andò fuori controllo. Io e la mia barca fummo immediatamente e completamente sommersi. Il volume e la forza dell’acqua erano tale che fui spinta contro la parte anteriore della barca e non riuscivo a muovere le braccia abbastanza per raggiungere il mio salvagente e spingermi fuori”.

Mary era bloccata. L’unica cosa che poteva fare era pregare. “Ho molto sinceramente chiesto a che Dio che fosse fatta la sua volontà, e dicevo sul serio. Non ho detto ‘Oh, per favore vieni a salvarmi.’ Davvero, sul serio. Ho chiesto che fosse fatta la volontà di Dio e nel momento in cui l’ho chiesto ho sentito il suo conforto e rassicurazione che tutto andava bene; che mio marito sarebbe stato bene, i miei quattro figli piccoli sarebbero cresciuti bene indipendentemente dal fatto che avessi vissuto o no. E credo che Cristo mi tratteneva mentre ero ancora sulla barca e quello che mi rassicurava”.

Dopo alcuni minuti di ricerca, i capigruppo capirono che Mary era intrappolata sotto le cascate. Corsero verso le rocce e cercavano di disincagliare la barca, ma la forza e il volume dell’acqua era troppo forte. “Semplicemente non potevano arrivare a me. A un certo punto si è trattato davvero un recupero del corpo, non tanto di un salvataggio”.

“Il mio corpo si stava veniva lentamente risucchiato. Sentivo le mie ginocchia piegate su se stesse. Sono un chirurgo ortopedico. Analiticamente pensavo, ‘Be’, sento che la mia tibia probabilmente si sia rotta. ‘Ma io non urlavo. Non ho avuto dolore. Non ho avuto paura. Non ho avuto il senso di fame d’aria. So che sono stato sott’acqua troppo a lungo di essere viva, ma mi sentivo più viva che mai. Questo è più reale di qualsiasi cosa io abbia mai visto. Poi sentii il mio corpo liberarsi dalla barca e il mio spirito liberarsi dal mio corpo e alzarsi sopra il fiume “.

Mary guardò giù sul fiume, come aveva lasciato il suo corpo. Poi fu accolta da un gruppo di esseri celesti. “Erano assolutamente felici di vedermi e salutarmi. Sapevo che mi avevano conosciuto e amato me finché io esistevo e sapevo che io li avevo conosciuto e amato. Sapevo che erano stati mandati da Dio. ”

“Mi hanno condotta attraverso questo percorso di eccezionale bellezza che era brillante e che mi stava portando verso questa grande struttura a cupola che non solo esplodeva per la bellezza e il colore, ma anche per l’amore assoluto di Dio. Era oltre tutto ciò che potrei mai descrivere o mai veramente spiegare e non vedevo l’ora di arrivarvi. Ero assolutamente sopraffatta con questa sensazione di essere a casa, di essere dove appartenevo. Ma altrettanto rapidamente, c’era questo senso di delusione che scese su tutti. Gli spiriti che mi avevano accompagnata mi dissero che non era il mio tempo e che avevo ancora da fare sulla terra e che dovevo tornare al mio corpo. ”

Dopo quello che a lei sembrarono ore trascorse con gli spiriti celesti, la dottoressa Neal tornò al fiume e guardò i suoi amici mentre recuperato il suo corpo. “Vedevo il mio corpo mentre veniva tirato a riva e potei vedere i ragazzi che iniziavano la rianimazione cardiopolmonare. Mi sentivo come se il mio corpo stesse guardando dritto verso di me e mi pregava di tornare e prendere un respiro. Mi sdraiai e mi sentii riunita al mio corpo”.

La dottoressa Neal fu incosciente per più di quindici minuti, forse 25 minuti – certamente più di quanto la scienza medica sia in grado di spiegare la sua sopravvivenza. Poi volò di nuovo negli Stati Uniti dove lentamente recuperò le sue ferite. Nel suo libro – “In Paradiso e ritorno” – racconta di come la realtà dell’amore di Dio l’abbia cambiata per l’eternità.

“Tutte le promesse di Dio sono vere. Dio ama ognuno di noi e davvero è lì e sta lavorando in ciascuna delle nostre vite. Che l’amore è tutto. Se veramente potessimo accettarlo, cambierebbe tutto. Cambia il modo di vedere in ogni momento di ogni giorno. Il fatto che ci sia davvero la vita dopo la morte cambia profondamente il modo di approccio in ogni momento”.

 Giorgio Nadali


La linea dell’Arcangelo Michele

 

È il principe degli Arcangeli. Il suo nome significa “Chi come Dio?” e indica il grido vittorioso dell’Arcangelo mentre caccia il demonio. È il Virgilio celeste che guida l’umanità verso un’evoluzione in un momento in cui c’è molto bisogno di un salto della coscienza collettiva. Stiamo parlando dell’Arcangelo Michele. L’Apocalisse lo presenta come colui che guida tutti gli Angeli nel combattimento contro Lucifero, il dragone infernale. Scrive San Giovanni nel libro dell’Apocalisse: «Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (Apocalisse 12,7-9). Michele è l’unico, oltre a Dio, che può sconfiggere il diavolo e il suo compito non è mai finito. La battaglia – secondo la Chiesa – continua ancora oggi. Una serie di luoghi sacri dedicati a San Michele Arcangelo armato di spada sembrano essere stati costruiti proprio per proteggerci da questo male. Cosa significa seguire le tracce di un Arcangelo? Tutti questi luoghi sembrano creare un disegno decisamente sorprendente. L’Arcangelo Michele nei secoli è stato venerato dai re e dalle più alte cariche religiose.

È considerato “la vendetta di Dio”, ma è anche il messaggero (agghelòs, da cui “angelo”, in greco vuol dire messaggero) di oscure profezie che riguardano direttamente il futuro della Chiesa, dell’Europa e forse dell’intera umanità. Sembra esistere una via che sembra unire i luoghi del culto a San Michele Arcangelo. Un allineamento misterioso. Da chi è stato voluto e da chi? Una linea lunghissima retta immaginaria che attraverso l’Europa e unisce questi luoghi sacri a lui dedicati Si parte da Skellig Michael (Irlanda), passando per Mont Saint Michel (Normandia, Francia), continuando verso la Sacra di San Michele in Val di Susa (Piemonte) e ancora verso Monte Sant’Angelo nel Gargano (Puglia) per finire a Gerusalemme (Israele) nelle piscina di Bethesda (che in ebraico significa “Casa della misericordia”), dove secondo la tradizione l’Arcangelo Michele interveniva per guarire i malati. Il Vangelo di Giovanni riferisce: «Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo ad entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto» (Giovanni 5,4). Il viaggio misterioso percorre una lunga linea retta spirituale che sembra collegare i monumenti sacri, detta “ley-line”. Sono linee che sono cariche di un’energia particolare che viene dalla terra. Quella che si riferisce ai luoghi di culto di San Michele è chiamata “Linea Michelita” e parte da Skellig Michael (Sceilig Mhichíl) che in gaelico significa “Roccia di Michele”, un piccolo isolotto irlandese.

Il monastero sull’isola dedicato a San Michele è accessibile solo a dodici visitatori al giorno. Misteriosamente i tre luoghi di culto in Europa dedicati a San Michele Arcangelo si trovano esattamente a novecento chilometri di distanza l’uno dall’altro su questa ley-line. Mont Saint Michel in Normandia (Francia), la Sacra di San Michele in Val di Susa (Piemonte) e Monte Sant’Angelo nel Gargano (Puglia). La Linea Michelita rappresenta la cicatrice lasciata dalla spada di San Michele dopo aver ferito Satana prima di spingerlo negli inferi. Unendo i punti dei luoghi delle apparizioni di San Michele si ottiene una linea retta. Il Mont Saint Michel (Monte di San Michele) è l’icona stessa della Normandia. Nell’anno 709, secondo un antico manoscritto, un terremoto e un maremoto cancellarono l’antica sacra foresta dei druidi che circondava il monte lasciandolo solo in mezzo al mare. Nello stesso anno San Michele Arcangelo appare ad Oberto, il vescovo di Avranches e chiede che su quel monte venga eretta una chiesa a lui dedicata. Il vescovo però per due volte ignora la richiesta dell’Arcangelo e la terza volta San Michele impone il suo dito rovente sulla testa di Oberto. Ancora oggi il cranio forato di Sant’Oberto (Saint Aubert) è custodito nella cattedrale di Avranches. Per dodici secoli l’accesso al monte è costato la vita a molti pellegrini, perché una strada in sicurezza è stata costruita solo nel 1877. Le maree superano i dodici metri e – secondo un detto popolare – raggiungono la costa alla velocità di un cavallo al galoppo. Ancora oggi è pericoloso aggirarsi nei dintorni del monte senza una guida esperta, a causa delle maree e delle numerose sabbie mobili. Infatti il nome originale del monte era Mons Sancti Michaeli in periculo mari.

La Sacra di San Michele si trova nel comune di Sant’Ambrogio, in provincia di Torino a soli quaranta minuti di auto dal capoluogo piemontese. È un luogo unico al mondo. Il santuario sorge sul monte Pirchiriano che domina l’ingresso alla Val di Susa. La leggenda vuole che l’Arcangelo San Michele a Giovanni Vincenzo, ex vescovo di Ravenna diventato eremita e gli chieda di costruire un santuario a lui dedicato. L’eremita però sbaglia monte e San Michele decide di trasportare sul monte Pirchiriano i materiali necessari alla costruzione. Secondo la memoria popolare il cielo fu attraversato da fiamme e sfere di fuoco che illuminavano la rocca. Il monte originalmente chiamato Porcheriano, dedicato alla custodia dei maiali, divenne Pirchiriano, dal greco pir (fuoco). Il fuoco fatto discendere da San Michele. Il terzo santuario sulla Linea Michelitica è Monte Sant’Angelo nel Gargano (Puglia). Il 29 settembre del 493 di fronte a una semplice grotta nel Gargano il vescovo di Siponto inaugura controvoglia una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. È costretto a farlo perché da giorni un toro presidia l’entrata della grotta e le frecce che gli vengono scagliate non lo colpiscono.

Lo stesso San Michele appare al vescovo e spiega che la grotta ha un potere miracoloso. Chi vi entra potrà essere perdonato dei suoi peccati. Ricordo che la confessione sacramentale nascerà solo 722 anni dopo, nel 1215 con il Concilio Laterano. Monte Sant’Angelo è il santuario più importante dedicato all’Arcangelo dovuta alla spettacolare apparizione al vescovo. Meta di pellegrinaggi da tutta Europa. Sulle pareti della grotta vi sono scritte lasciate dai pellegrini in tutte le antiche lingue europee. I punti della Linea Michelita – secondo la leggenda – sembrano essere dettati direttamente e con estrema precisione dallo stesso Arcangelo. Una sorta di filo invisibile che attraversa buona parte d’Europa e che sembra volerla proteggere. Il culto di San Michele – come ha ricordato Giovanni Paolo II nella sua visita al santuario di Monte Sant’Angelo il 24 maggio 1987 – « In Occidente il culto di San Michele, fin dal V secolo, si era diffuso in molte città come Roma, Milano, Piacenza, Genova, Venezia; e, tra tanti luoghi di culto, certamente il più famoso è questo del monte Gargano… L’Arcangelo è a fianco della Chiesa per difenderla contro tutte le nequizie del secolo, per aiutare i credenti a resistere al Demonio che “come leone ruggente va in giro cercando chi divorare”».

Nel 313 d.C. l’imperatore Costantino conferisce a San Michele Arcangelo un importante culto. Nel 490 d.C., avvengono in Italia gli eventi miracolosi nel Gargano di cui il più importante è l’apparizione dell’Arcangelo Michele all’arcivescovo Lorenzo di Siponto. Questi miracoli portano alla costruzione dell’Abbazia di Monte Sant’Angelo. L’origine del culto degli angeli nel Cristianesimo nasce in Frigia, l’odierna Turchia, a Chonae – l’antica Colossi – dove si trovavano molti ebrei e gentili. La venerazione si diffuse da Chonae in tutta l’Asia Minore, e da Bisanzio in Italia e nel nord Europa. Nei primi secoli del Cristianesimo San Michele Arcangelo fu venerato come taumaturgo principe degli angeli. Ne parla lo scrittore Sozomeno di Costantinopoli. Dai suoi scritti si scopre che a Costantinopoli vi era una chiesa chiamata Michaelion dove l’arcangelo Michele vi appariva abitualmente operando miracoli.

La Chiesa di Alessandria d’Egitto lo nominò protettore del fiume Nilo. San Michele intercedeva per le anime dei defunti. La sua intercessione garantiva un ritorno delle anime a Dio libere dalle influenze del male. L’Arcangelo taumaturgo era patrono dei naviganti, dei contadini, del popolo, guida delle anime, esorcista e medico. La Via Sancti Michaelis era un itinerario medievale di pellegrinaggio importante come quello a Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme.

Tra le credenze popolari vi è della “spada nella roccia” ritenuta infissa da San Michele Arcangelo e conservata nella abbazia di San Galgano (SI). I luoghi di culto a San Michele Arcangelo sono: Skellig Michael (Irlanda), St. Michael’s Mount (Cornovaglia, UK), Mont Saint-Michel, (Francia), Bourges, Cattedrale di St. Etienne (Francia). Nelle vicinanze di Bourges si trova anche un paese intitolato a ‘Saint-Michel-de-Volangis’, testimonianza della profonda devozione dedicata in queste zone all’Arcangelo. Sacra di San Michele (Italia, TO), Basilica di San Michele (Pavia). Fu costruita in epoca longobarda sulle rovine di una preesistente chiesa sempre intitolata a San Michele. Chiesa di San Michele in Foro (Lucca), in piazza San Michele, 795 d.C. Castiglione Garfagnana, (LU), la chiesa di S. Michele del XII secolo. Tempio di San Michele Arcangelo (Perugia), V sec. d.C. Santuario S. Michele Arcangelo, Monte Gargano (FG). Palazzo di San Michele e Giorgio (Grecia, Corfù-Kerkyra), antica sede dell’ordine cavalleresco di San Giorgio e Michele. L’antica chiesa dedicata ai due santi oggi è stata sostituita dal Palazzo. Lindos (Isola di Rodi, Grecia). Originalmente con templi dedicati al dio Apollo e dopo l’avvento del cristianesimo con luoghi di culto a San Michele. Monte Carmelo (Palestina). Symi, Monastero dell’Arcangelo Michele Panormitis (Grecia). Panormitis si riferisce ad un’icona miracolosa di San Miche Arcangelo ed è una delle quattro icone miracolose di San Michele presenti in Grecia.

Secondo la leggenda , se si chiede una grazia all’Arcangelo Michele, si deve promettere di dare qualcosa in cambio. L’ Arcangelo Michele è famoso nel Dodecaneso greco per il suo sentimento di giustizia. Se gli hai fatto un’offerta e non hai adempiuto al voto, lui metterà in chiaro attraverso vari miracoli che non è contento fino a quando non avrai adempiuto al voto fatto. Un miracolo famoso che si verifica spesso e quello di impedire alle barche di lasciare la banchina. Questo è diventato un avvenimento così frequente, che il capitani delle barche turistiche chiedono ai passeggeri prima di partire se qualcuno sulla barca abbia dimenticato di mantenere una promessa fatta a San Michele. Solo quando la promessa di un passeggero è stata mantenuta i motori della barca funzionano.

Giorgio Nadali


Medjugorje. Ecco perché non verrà riconosciuta dalla Chiesa Cattolica

 

«Il più grande imbroglio nella storia della Chiesa». Così lo definì il vescovo della zona – Pavao Zanić, che  nutrì fin dagli inizi fortissimi dubbi sulle presunte apparizioni, proprio sentendo i protagonisti. Diversi uomini di Chiesa, increduli dinnanzi ad una Madonna troppo “chiacchierona” (11.000 apparizioni sino a oggi dal 1981 sono davvero troppe, soprattutto la quotidianità di tali eventi stona con l’eccezionalità dell’intervento soprannaturale in tutte le Sacre Scritture). 18 sono state le apparizioni riconosciute di Lourdes. Ma tutti i giorni da 30 anni a tutt’oggi a Medjugorje è una vera assurdità. Il caso diventerebbe anche il più grande fenomeno di fanatismo nella storia della Chiesa cattolica. Toni cupi e apocalittici e reazioni scomposte di molti fedeli suggestionati. Tipico della “religiosità ipomaniaca” – come la chiama l’esperto psicologo della religione e psicanalista Giacomo Dacquino,  docente presso la Facoltà Teologica di Torino, l’Università Pontificia Salesiana e la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pavia. Il fanatismo religioso, in buona sostanza. Nulla a che fare con la serenità che viene dalla fede sempliceUna fede che crede più all’amore di Dio, che e a uno arrabbiato pronto a distruggere tutti. Dio non può che amare. E ha mandato Suo Figlio. Abbiamo il suo Vangelo. Altri messaggi sono superflui. A Medjugorje la Madonna avrebbe superato la durata di tre anni della vita pubblica di suo Figlio e avrebbe parlato molto più di Lui, come se il Vangelo non bastasse più…  Una Madonna troppo “apocalittica” – molto distante dalla discrezione di Maria di Nazareth descritta nei Vangeli. Tutti costoro hanno liquidato Medjugorje come un panzana gigantesca per creduloni sempliciotti. Assetati non della Parola, ma del sensazionalismo e del miracolismo bigotto. Di una Madonna showgirl per spettacoli a date fisse c’è n’é già una e non é certo l’umile e discreta Santissima Madre di Cristo. Una Madonna malata di protagonismo, che non indica il Figlio ma solo se stessa (la mia via, la mia missione…) e che fa da anni dell’intervento soprannaturale una routine quotidiana spettacolare non è certo Maria di Nazareth.

Ad oggi le apparizioni sarebbero state 40mila. La Madonna è Madre! – ha detto PAPA FRANCESCO – E ci ama a tutti noi. Ma non è un Capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni”. “Queste novità – ha affermato il Papa – allontanano dal Vangelo, allontanano dallo Spirito Santo, allontanano dalla pace e dalla sapienza, dalla gloria di Dio, dalla bellezza di Dio”. Perché “Gesù dice che il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione: viene nella saggezza”.  http://www.newscattoliche.it/papa-madonna-no-capoufficio-poste/

A Medjugorje in Bosnia Erzegovina, dove ogni anno si recano oltre 2 milioni di pellegrini, è tornata di nuovo una commissione di indagine della Congregazione per la dottrina della fede. Da oltre 25 anni la Madonna apparirebbe ogni giorno ai veggenti e una volta al mese detterebbe un messaggio per l’umanità. Ma il cardinale Bertone non nasconde il suo scetticismo: “Dal 1981 a oggi Maria sarebbe apparsa decine di migliaia di volte a Medjugorje. Questo è un fenomeno non assimilabile ad altre apparizioni mariane”. Per questo il Vaticano ha chiesto all’Opera romana pellegrinaggi (una delle più importanti agenzie di turismo religioso che fa capo al Vicariato di Roma) di depennare dal catalogo le visite al più famoso santuario della ex Iugoslavia. http://www.josp.com/CommerceTab/tabid/88/keys/mariani/language/it-IT/Default.aspx

A tutto ciò si aggiunge un business da parte di alcuni presunti veggenti. Certo, un business si è venuto a creare anche per Lourdes e Fatima, ma non a favore dagli stessi veggenti. Come se Santa Bernadette Soubirous – veggente di Lourdes – avesse aperto un albergo guadagnandoci un sacco di soldi…  Basta confrontare la loro vita con il beato Francisco Marto, con Giacinta Marto e Suor Lucia dos Santos, veggenti di Fatima. O San Juan Diego Cuauhtlatoatzin di Guadalupe… I “veggenti di Medjugorje sono: Vicka Ivanković, Mirijana Dragičević, Marija Pavlović, Ivan Dragičević, Ivanka Ivanković e Jakov Čolo. Quattro dei presunti “veggenti” bosniaci vivono ancora a Medjugorie, una a Monza – sposata con un italiano – e uno fa la spola tra la sua villa con piscina negli Stati Uniti e la cittadina bosniaca. Quest’ultimo – Ivan Dragicevic – nel 1981 era andato in seminario a Visoko, dove ha continuato a ricevere le presunte “apparizioni”. Nel periodo della prima “apparizione”, lavorava in una piantagione di tabacco nelle campagne limitrofe. Dato che a scuola era stato rimandato e non aveva superato l’esame, si pensava che lo studio gli avrebbe procurato minori difficoltà se fosse passato al ginnasio di Dubrovnik. Anche se a Dubrovnik, dopo aver superato l’esame di riparazione riuscendo a passare in seconda classe, non ha tuttavia dimostrato la volontà di proseguire gli studi così come l’aveva per le “apparizioni”, e così è ritornato a casa nel gennaio 1983.

Nessuno dei veggenti ha abbracciato la vita consacrata. Non obbligatoria, ma un fatto insolito per questo genere di eventi. Lourdes e Fatima hanno visto vocazioni consacrate nei veri veggenti e molta discrezione. Nel 1994 Dragicevic si è sposato a Boston con un’americana e così la vocazione al sacerdozio passò irrevocabilmente alla vocazione matrimoniale. L’americana era l’ex miss Massachusetts del 1990, Laureen Murphy, dalla quale ha avuto quattro figli. Ora vive parte dell’anno – da Ottobre ad Aprile – negli Stati Uniti e parte – da Maggio a Settembre a Medjugorje, dove lui e la sua famiglia gestiscono una pensione. Da Ottobre ad Aprile la Madonna gli appare ogni giorno presso la piscina della sua villa di Boston. Perché proprio il periodo Maggio-Settembre? La possibile risposta a questa domanda va ricercata tra i pellegrinaggi dell’agenzia di viaggi americana 206 Tours. Tra le varie offerte, infatti, è presente il pacchetto Prayer Experience with Ivan Dragicevic and Family (“Esperienza di preghiera con Ivan Dragicevic e famiglia”), nel quale viene pubblicizzato e venduto un pellegrinaggio a Medjugorje con alloggio a casa del “veggente”. Stranamente, il periodo in cui Ivan è presente a Medjugorje coincide perfettamente con le date prenotabili per il pellegrinaggio.  Ognuno costa oltre 2000 dollari. http://www.206tours.com/tour1

Tra i motivi di diniego della approvazione della Chiesa per presunte apparizioni vi è: “Qualsiasi tentativo di guadagno finanziario in relazione all’evento supposto”…

In soli 5 anni il “veggente” Ivan Dragicevic ha comprato immobili per un valore complessivo di 1.566.000 dollari, equivalenti a 1.470.953 euro (tenendo in considerazione la valutazione dell’euro al momento delle compravendite). Un americano medio, nei 5 anni avrebbe guadagnato 198.508 dollari lordi, 195.336 euro lordi (tenendo in considerazione la valutazione dell’euro anno per anno). Cifre che, al lordo, sono quasi 10 volte inferiori alla somma spesa dal “veggente”. Come Ivan Dragicevic, anche altri “veggenti” – e i loro parenti – posseggono una pensione a Medjugorje. Il Vescovo di Mostar è finora l’unico canonicamente legittimato ad esprimere un giudizio su Medjugorie e questo giudizio è negativo.

“In questo campo, più che mai, la pazienza è un elemento fondamentale. Nessuna apparizione è indispensabile alla fede, la Rivelazione è terminata con Gesù Cristo”. (Benedetto XVI)

Il 17 marzo 2010 la Santa Sede ha istituito, presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, una speciale commissione internazionale di inchiesta e di studio sulle apparizioni della Madonna di Međugorje, presieduta dal cardinale Camillo Ruini. La Commissione è composta dai seguenti membri: Cardinale Jozef Tomko, Presidente emerito del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali,  Cardinale Vinko Puljić, Arcivescovo Metropolita di Sarajevo,  Cardinale Josip Bozanić, Arcivescovo Metropolita di Zagabria, Vicepresidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa,  Cardinale Julián Herranz Casado, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi,  Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi,  Mons. Tony Anatrella, Psicoanalista e specialista in Psichiatria sociale,  Mons. Pierangelo Sequeri, Docente di Teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale,  Padre David-Maria Jaeger, O.F.M., Consultore del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi,  Padre Zdzisław Józef Kijas, O.F.M.Conv., Relatore della Congregazione delle Cause dei Santi,  Padre Salvatore Perrella, O.S.M., Docente di Mariologia presso la Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”,  Prof. Dr. Achim Schütz, Docente di Antropologia Teologica presso la Pontificia Università Lateranense, in qualità di segretario,  Mons. Krzysztof Nykiel, Officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede, funge da segretario aggiunto. Ai lavori della Commissione hanno partecipato anche alcuni esperti: Franjo Topić, Docente di Teologia Fondamentale a Sarajevo;  Padre Mijo Nikić, S.J., Docente di Psicologia e Psicologia delle Religioni presso l’Istituto Filosofico e Teologico della Compagnia di Gesù a Zagabria, Padre Mihály Szentmártoni, S.J., Docente di Spiritualità presso la Pontificia Università Gregoriana, e  Sr. Veronica Nela Gašpar, Docente di Teologia a Rijeka.

Secondo la fede protestante, anche se fossero davvero scientificamente dimostrati degli autentici miracoli, quali guarigioni connesse a queste apparizioni, andrebbero in ogni caso ascritti come origine a potenze occulte ed ingannatrici che assumono l’aspetto di Maria o di altri santi per ingannare le persone ed allontanarle dall’autentica fede biblica. La Scrittura parla ampiamente di falsi profeti con falsi prodigi: Mt 24,24 e Ap 16,14. Queste apparizioni sono considerate sostanzialmente una forma particolare di spiritismo ed idolatria, anche se piamente mascherati, ma del tutto condannato da Dio: Dt 18,10.

Siti critici su Medjugorje:

http://www.stpauls.it/vita03/0110vp/0110v120.htm (Vita Pastorale)
http://www.stpauls.it/jesus03/0107je/0107je18.htm (Jesus)
http://www.stpauls.it/jesus03/0107je/0107je23.htm (ancora Jesus)
http://www.stpauls.it/fc01/0125fc/0125fc36.htm (Famiglia Cristiana)
http://veritasprimacaritas.googlepages.com/
http://www.sanpiox.it/pub/tradcatt/TClug06.pdf (pagg. 8-34)
http://www.chiesaviva.com/392%20mensile.htm
http://noncredoamedjugorje.blogspot.com
http://www.salpan.org/SCANDALI/CARIS…ntecostali.htm
http://www.salpan.org/SCANDALI/CARIS…-Corvaglia.htm
http://www.effedieffe.com/rx.php?id=…&chiave=savino
http://www.effedieffe.com/rx.php?id=…ria %20chiari
http://www.effedieffe.com/rx.php?id=2194%20&chiave=arai
http://www.ascoltalaradio.it/public/index.php?id=142 (file audio: cliccare su play)

Si può e si deve onorare la Madre di Cristo anche evitando fenomeni dubbi e di fanatismo. Nessuno obbliga un fedele a credere ad alcuna apparizione, nemmeno a quelle rarissime riconosciute dalla Chiesa cattolica. Senza dimenticare che è Cristo il Salvatore. Il resto è solo territorio di guerra contro l’ecumenismo e l’unità dei cristiani.

Giorgio Nadali


La Vergine di La Salette

 

L’apparizione del 19 settembre 1846 fu unica e relativamente breve: forse meno di mezz’ora; ma essa segnò profondamente tutta la vita dei veggenti, peraltro tormentati e perseguitati. Il messaggio che essi ricevettero consiste anzitutto nelle lacrime silenziose della Vergine sul peccato con cui il mondo si autodistrugge: messaggio fondamentale che ebbe un’ampia eco, fino a raggiungere i vertici della Chiesa (Pio IX e Leone XIII), e venne sostenuto dai grandi intellettuali convertiti che fecero passare un soffio cristiano nella intelligentia e nella cultura francese agli inizi del XX secolo: Huysmans, Léon Bloy e il suo figlioccio Jacques Maritain, Verlaine, Péguy, Claudel, Massignon, Bernanos. Fu pure un segno di contraddizione, soprattutto per i segreti di cui il Sant’Uffizio proibì di parlare per calmare le acque e i veggenti. Il vescovo di Grenoble, Mons. de Bruillard, li stimava, ma il suo successore, uomo di potere e di grande senso politico, che fu nominato dall’entourage del futuro Napoleone III poco dopo il suo colpo di Stato, escluse e perseguitò i veggenti, il cui segreto stigmatizzava l’imperatore aquilotto spennato”, diceva Maximin), che in seguito sarebbe stato l’alleato di nella lotta contro il Papa”. Così egli dichiarò: «Con i pastorelli è finita, comincia la Chiesa». Da allora la tradizione ufficiale ha oppresso i veggenti fino al centenario incluso. Il libro storico di base dichiarava Melanie isterica, in un clima che il futuro Giovanni XXIII, allora Nunzio apostolico in Francia, pacificò venendo a celebrare il centenario; e si trattò di una lunga polemica, bloccata dal decreto che imponeva il silenzio, tra i difensori del segreto — il cui testo autentico resterà sconosciuto fino alla soglie del terzo millennio — e coloro che lo consideravano una divagazione dei veggenti. Il testo ufficiale del segreto, registrato secondo tutte le forme giuridiche da Mons. Genouilhac, fin dal 1851, portato a Pio XII e scoperto da Michel Corteville, ha permesso di far luce su questo problema. Lo scopritore del segreto ha sostenuto nella sua tesi di mille pagine, dibattuta alla Gregoriana, che una banca dati permette di affrontare da vicino tanti problemi discussi; il bilancio della conclusione è stato tratto, con l’appoggio di tutti i testi chiave, nel volume di sintesi pubblicato nel 2002 da R. Laurentin e M. Corteville (Parigi, Fayard). Questo libro dimostra soprattutto la sincerità dei veggenti, disuguale nel fondo di loro stessi, ma la cui vita è stata tutta spesa nell’impegno a rispondere alla missione affidata loro dalla Vergine: «Fatelo conoscere al mio popolo». Maximin, morto da giovane, non poté realizzare la sua vocazione sacerdotale e poi medica, né il suo ripiego su un commercio di elisir aperto con l’aiuto malevolo di un socio disonesto. Melanie, dopo essere stata esclusa da La Salette ed esiliata in Inghilterra, si recò in Grecia e in Italia dove trovò un’ampia attenzione. Essa venne adottata dal beato Annibale di Francia come cofondatrice del suo Ordine, il quale, a questo titolo, volle che fosse sepolta nella cappella delle religiose che con lei aveva fondato. Nella sua diocesi si attende la sua canonizzazione. I volumi dimostrano, infine, sulla base di documenti incontestabili, che Melanie fu una vera mistica e che i due veggenti ebbero il merito raro di restare umilmente fedeli alla fede, all’obbedienza, alla discrezione, evitando le polemiche. Essa è stata fatta oggetto delle stesse azioni negative che conobbero anche tutti coloro i quali, con prove e fondamenti storici ben inferiori, hanno difeso i veggenti e la loro coerenza in mezzo a persecuzioni incoerenti. Questa breve voce si basa su documenti inediti, i fondamenti storici che ristabiliscono le prove di fondo e in sostanza definitive, del messaggio de La Salette, la verità dei veggenti, le ragioni diffamarli sino ad che hanno indotto a oggi, studio storico ha resistito a Questo stia ogni contestazione. Gli avversari si sono limitati a nasconderne il contenuto e a ridurlo a una battaglia di retroguardia del fanatismo. Bloy e Maritain, quest’ultimo anche ambasciatore di Francia presso il Vaticano, e malgrado la grande stima di Paolo VI nei suoi confronti, non riuscirono a ottenere di pubblicare i volumi accertati che egli aveva redatto senza aver ancora i documenti essenziali per la difesa di La Salette e dei veggenti. L’evocazione dell’unica apparizione. Il 19 settembre 1846 Melanie Calvat (quattordici anni) e Maximin Giraud (undici anni), due pastori di Corps, salgono insieme agli alpeggi del villaggio di La Salette. Colgono dei fiori, costruiscono una casetta di pietre, mangiano «pane e formaggio», poi s’addormentano contrariamente alla regola e all’abitudine. Verso le tre del pomeriggio Melanie si sveglia di colpo: dov’è il gregge? Uscendo dal vallone, scorgono due mucche accovacciate più in su; poi tornano ai loro sacchi. Melanie percepisce allora una luce viva, e chiama Maximin. Egli viene da lei, e a sua volta vede la luce: ambedue discernono progressivamente una signora. È seduta, la testa tra le mani; ma raddrizza la testa, tutta in lacrime, e li guarda: «Avvicinatevi, dice, non abbiate paura! Sono qui per darvi una grande notizia». Si alza, il suo costume è insolito: sul suo petto splende un crocifisso, Poi il messaggio, di cui ecco i punti essenziali: «Voi, contadini, lavorate di domenica, voi carrettieri bestemmiate il nome di Dio. E voi, gli altri, durante la quaresima andate dal macellaio come dei cani. li vostro peccato causerà la perdita dei vostri raccolti: già il grano va a male, le patate marciscono_ lo vi avviso in anticipo come madre vostra: non seminate il vostro grano quest’anno: si perderebbe, e non avreste più nulla. Sta arrivando la carestia, accompagnata dalla malati: essa farà dei morti tra i vostri figli. Da qui le mie lacrime. Da quanto tempo soffro, per voi […], e voi non ci fate caso […] È questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio». Il futuro dipende dagli uomini. La Signora lo dice in un linguaggio immaginifico: «Se essi si convertono, pietre e rocce si trasformeranno in grano, e le patate si troveranno già seminate».

Giorgio Nadali


L’ultimo papa

 

Tom Horn e Cris Putnam hanno scritto il libro il libro che dimostra Papa Francesco essere l’ultimo papa. Sì, la fine del mondo è alle porte. Il libro si chiama Petrus Romanus: L’ultimo Papa è qui, pubblicato nel 2012. Il libro si basa su una presunta profezia sempre più popolare, che è in realtà più di una litania di profezie, del grande riformatore Vescovo San Malachia (1094-1148), che fu vescovo di Conner, poi di Down e infine arcivescovo di Armagh, in Irlanda. Gli autori sostengono San Malachia predisse gli ultimi 112 papi iniziando da Papa Celestino II (eletto nel 1143). I papi sono stati sino ad ora 266, compreso Francesco. Malachia non cita i nomi dei pontefici, ma per ognuno ha un breve epiteto, o motto, sino al papa finale prima dell’Apocalisse, cioè Papa Francesco. La profezia è stata pubblicata nel 1590-1595 da un monaco benedettino di nome Arnold Wion in un libro intitolato Lignum Vitae, che era una storia dell’ordine benedettino. I critici sostengono che Wion abbia fatto più di pubblicarla: l’ha probabilmente inventata. Ciò è dimostrato dal fatto che i presunti motti profetici erano notevolmente accurati quando i papi da Celestino II (papa quando San Malachia era vivo e quando la “profezia” sarebbe stata fatta da lui) fino a Urbano VII (papa quando Wion la pubblicò). Dopo questi papi gli epiteti diventano ambigui per alcuni dei quali è praticamente impossibile capire a quale papa si riferiscano. Il nostro attuale Papa Francesco è chiamato “Pietro il romano” nella profezia. I sostenitori della profezia sottolineano che il Cardinale Bergoglio prese il nome di San Francesco, il cui nome del padre era Pietro. Inoltre, anche se è argentino, i suoi genitori sono italiani. Ci sono molti altri esempi che potremmo citare qui dimostrano le prove schiaccianti che la cosiddetta “profezia di San Malachia” è una bufala e non è stata approvata dalla Chiesa.

Tuttavia in base a due famose profezie, quella del vescovo Malachia e quella del veggente Nostradamus, con l’elezione del Papa nero sarebbe finito il mondo ed entrambe le profezie hanno preso forza con l’elezione di Jorge Mario Bergoglio nel marzo 2013.

Papa nero non significa un cardinale di colore eletto papa. Esiste anche un papa rosso. Così infatti viene chiamato il Prefetto per la Congregazione per la Evangelizzazione dei Popoli. Il rosso è il sangue dei missionari che danno la vita per annunciare e testimoniare il Vangelo in terre lontane. Dal 10 maggio 2011 il “papa rosso” è il cardinale Fernando Filoni, ma la sua appartenenza all’ordine dei gesuiti, e il fatto che in 2000 anni sia la prima volta che un Pontefice provenga da tale ordine.

L’ordine dei gesuiti è stato fondato da Ignazio da Loyola nel 1534, un ordine con una gerarchia complessa al cui vertice c’è il superiore generale della Compagnia di Gesù chiamato “Papa Nero”, per il colore della tonaca che porta. Si tratta di Adolfo Nicolas. I sostenitori delle profezie e dell’occultismo però estendono il colore non solo al superiore generale dei gesuiti, ma a tutto il loro ordine religioso, che viene appunto definito “ordine nero”.

La profezia sul Papa nero sostiene che l’ultimo Pontefice, prima della fine del mondo verrà “da lontano per incontrare tribolazione e morte” e che “durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo”.

Viene da pensare alle prime parole dette dal nuovo Pontefice Francesco, quando si è affacciato per la prima volta dalla loggia centrale della basilica di San Pietro rivolgendosi ai fedeli disse: “Vengo dalla fine del mondo”. È una coincidenza, ma ha alimentato l’immaginazione di chi vuole vedere nella figura di papa Francesco il Papa Nero della profezia sulla fine dei tempi. Dopo diciassette benedettini, quattro domenicani, quattro francescani, due cistercensi, il primo gesuita potrebbe essere anche l’ultimo. Gesù disse: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande” (Luca 21,25-27). “Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Marco 13,32). Possiamo stare tranquilli, ma “siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà” (1 Pietro 1,13).

Giorgio Nadali

 

 

 

 

 

 

 

 


La Bibbia del Diavolo

 

Anche il diavolo ha la sua Bibbia, ma non si trova all’Inferno… È custodita al freddo, presso la Biblioteca Nazionale di Stoccolma ed è famosa per due caratteristiche. In primo luogo, è nota per essere il più grande manoscritto europeo esistente. In secondo luogo, contiene un grande ritratto a tutta pagina del diavolo. La Bibbia del Diavolo è chiamata anche Codex Gigas che in latino significa “libro gigante”. L’origine della Bibbia del Diavolo è sconosciuta. Una nota scritta nel manoscritto afferma che è stata realizzata nel monastero Sedlec (Repubblica Ceca) dai suoi proprietari, i monaci di Podlažice, nel 1295. Ben presto passò al monastero di Břevnov vicino a Praga. Tutti questi monasteri erano in Boemia (ora nella moderna Repubblica Ceca), ed è certo che il Codex Gigas è stato scritto da qualche parte in Boemia, ma non necessariamente a Podlažice, un piccolo e poco importante monastero. Con i suoi 92 centimetri di lunghezza, 50 di larghezza e 22 di spessore – misure che lo rendono il manoscritto più voluminoso del medioevo – e con un peso di 75 kg, la Bibbia del Diavolo fa parte della tradizione di Bibbie giganti, manoscritti molto grandi, spesso in un unico volume, che sono stati prodotti tra la seconda metà del XI secolo e la fine del XII. Alcuni di questi libri sono alti più di 70 centimetri. La loro dimensione manifesta l’importanza accordata alla Bibbia dai papi riformatori dell’XI secolo, determinati come erano a rafforzare la libertà della Chiesa e la sua indipendenza del potere secolare. Un ruolo centrale è stato assegnato alla Bibbia. Una leggenda riguardante la realizzazione della Bibbia del Diavolo racconta che sia opera del lavoro di un segretario – Herman il Recluso –con l’aiuto del diavolo stesso. L’origine della leggenda è sconosciuta, e anche se è chiaramente senza alcun fondamento nella verità, mostra come le enormi dimensioni del manoscritto così impressionante sia stato attribuito a un’origine soprannaturale. Il ritratto di Satana è la più famosa immagine nella Bibbia del Diavolo ed è la causa del soprannome del libro. Il Diavolo è raffigurato da solo, in un paesaggio vuoto, all’interno di una cornice formata da due grandi torri. Satana è accovacciato con le braccia conserte e ha solo quattro dita dei piedi. Indossa un perizoma di ermellino. L’ermellino è di solito associato con la regalità, e il suo uso è quello di sottolineare la posizione del Diavolo come il principe delle tenebre. Il ritratto serve a ricordare al lettore le realtà del peccato e del male. Una pagina con una rappresentazione della Città celeste e due pagine sono state deliberatamente volute per mostrare i vantaggi di una vita buona e gli svantaggi di una dissoluta.

La Bibbia del Diavolo è attualmente visibile nella mostra “Tesori” presso la Libreria Nazionale di Humlegården. In realtà – a parte l’immagine a tutta pagina del diavolo – la Bibbia del Diavolo non ha nulla di satanico. Metà del testo contiene l’Antico e il Nuovo Testamento. L’altra metà contiene la storia della guerra giudaica di Giuseppe Flavio, le etimologie di Isidoro di Siviglia, un testo di medicina medievale e la Cronaca boemiana di Cosma di Praga. La Bibbia del Diavolo non va confusa con un testo veramente satanico come la Bibbia di Satana, del fondatore del satanismo moderno Anton La Vey.

Giorgio Nadali

 

 

 


La bambola diabolica

 

La storia di Annabelle – la bambola diabolica – nasce nel 1970. Una mamma compra una bambola di pezza appartenente alla tradizionale linea di prodotti per bambini, conosciuta come Raggedy Anne. Il dono è per il compleanno per la figlia ventenne di nome Donna, che studia per diventare infermiera e vive con un’altra delle sue compagne di classe, Angie. La bambola è stata parte della loro stanza, fino a quando le due giovani hanno cominciato a notare cose strane: la bambola si muoveva da sola. In un primo momento è stato difficile notare che la bambola si fosse mossa, ma poi è diventato evidente. Ad esempio, la bambola era stata posta sdraiata sul letto in un angolo, ma al rientro a casa le ragazze la trovavano sul letto con le gambe e le braccia incrociate. Altre volte la lasciavano in una stanza e al rientro a casa la trovavano in cucina o appoggiata al muro in un’altra parte della casa. Inoltre, Donna e Angie cominciarono a trovare dei bigliettini con la scrittura da bambino con i quali qualcuno chiedeva aiuto. Anche se cercavano di trovare una spiegazione razionale per quello che stava succedendo, gli eventi strani continuavano. Un giorno, la bambola sembrava essersi mossa, ma c’era qualcos’altro di strano e terribile: Donna aveva della macchie di sangue sulla schiena, sulle mani e sul torace. Fu allora che decisero di contattare due sensitivi, per aiutarli a capire cosa stava succedendo. Ed e Lorraine Warren – i due medium – rivelarono che la bambola era posseduta dallo spirito di Annabelle Higgins, una bambina che era stata trovata morta nel luogo sul quale furono costruiti gli appartamenti. Attraverso i sensitivi Donna e Angie si resero conto che all’interno della bambola c’era uno spirito maligno. Dopo le prime analisi la coppia dei medium giunse presto alla conclusione più orrenda: lo spirito dentro la bambola di pezza non era quello di una ragazza innocente, ma quello nono umano di una presenza malvagia che con l’inganno voleva possedere l’anima di Donna. Lou, il fidanzato di Donna aveva chiesto di sbarazzarsi della bambola. Una notte il ragazzo si svegliò da un incuboin cui la bambola cercava di strangolarlo e si rese conto che non poteva muoversi. Notò che Annabelle era vicino ai suoi piedi. Lou si alzò terrorizzato dal letto, ma la bambola era sparita. Decise dunque di andare a casa di Donna con l’intento di distruggere la bambola. Al suo arrivo raccontò a Donna ciò che era successo e all’improvviso si udirono dei rumori provenienti dalla camera da letto della ragazza, sempre più forti e molte voci come se ci fossero tante persone a parlare tutte insieme, ma quando entrarono in camera non videro nessuno. C’era solo Annabelle seduta in un angolo. In quell’istante Lou sentì un dolore lancinante al petto, come una bruciatura. Quando aprì la camicia, vide sette diversi tagli su tutto il petto, simili ai graffi prodotti dagli artigli di un animale.I medium Ed e Lorraine Warren erano convinti che la bambola fosse posseduta da un’entità demoniaca potente. Chiamarono dunque padre Jason Bradford, un sacerdote esperto in esorcismi. Il prete, dopo aver visto Annabelle esclamò: “E ‘solo una bambola di pezza. Non può far male a nessuno” e se ne andò. Ben presto dovette ricredersi. Durante il viaggio la sua auto ebbe un guasto ai freni e finì fuori strada. Padre Bradford si salvò solo per miracolo. I Warren nel 1952 fondarono la Società per la Ricerca Psichica nel New England, e fecero costruire una teca di vetro dove custodire la bambola Annabelle per limitare i suoi poteri. Negli anni è diventata una delle principali attrazioni del museo dell’occulto del Connecticut http://www.warrens.net/Annabelle.html dove ancora oggi si trova accanto ad altri oggetti maledetti o posseduti da demoni. Molti pensano che l’entità sia andata via, mentre secondo altri è ancora li in attesa del giorno della sua liberazione. Qualche anno fa quando un ragazzo in visita al museo con la sua ragazza, iniziò a colpire la teca di vetro in cui si trovava la bambola. Ed Warren lo cacciò e vide la coppia allontanarsi in moto. All’improvviso il ragazzo perse il controllo della moto e si schiantò contro un albero morendo sul colpo, mentre la ragazza trascorse diversi mesi in ospedale. A tutt’oggi la bambola diabolica è custodita nel museo dei Warren a Monroe, nel Connecticut (USA) dove la bambola è racchiusa in una teca, con sopra una croce e un cartello dove è scritto: “Attenzione: Non toccare”. La storia della bambola Annabelle è stata ripresa nel film “Annabelle” del 2014 diretto da John R. Leonetti, sèguito del film “L’evocazione – The Conjuring” (2013) di James Wan. Verso il finale del film, quando la madre dell’infermiera compra la bambola, sullo sfondo si vede la vera bambola di Annabelle (prestata dai Warren alla produzione) seduta su uno scaffale in alto. Non abbiamo notizie di disgrazie alla troupe del film. Un altro film (“Non si gioca con la morte” – in originale: “Finders keepers”, di Alexander Yellen) si ispira alle vere piccole bambole di pezza del Guatemala chiamate “Muñecas quitapenas”. Servono a tranquillizzare i bambini. I genitori le mettono sotto il cuscino dei bimbi e le piccole bambole di pezza assorbono le loro preoccupazioni. Di solito sono i genitori a toglierle dal cuscino per mostrare ai bambini che la bambola si è portata via i loro problemi. Non dovrebbero muoversi da sole. Finders keepers / losers weepers (chi trova l’oggetto perduto se lo tiene, chi l’ha perso piange) è una filastrocca in inglese. Nel film una Muñeca quitapena perduta viene trovata da una bambina ed è l’inizio dell’orrore. Non conviene tenersi bambole trovate in giro. Non si sa mai.

Giorgio Nadali


Risurrezione dei corpi umani. Come sarà?

 

Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. (Giovanni 6,40)

 “E questa è la promessa che egli ci ha fatta: la vita eterna”. (1Giovanni 2:25)

 “E’ seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale”. (1Corinzi 15:44)

Secondo la teologia cristiana nella risurrezione dei corpi gli esseri umani riavranno un corpo trasfigurato e spirituale (un solido fatto di respiro d’anima – pneuma = soffio di spirito – capace di ubiquità senza ostacoli) consimile al corpo che nel cielo hanno Cristo e la Madonna.

Quindi dopo la risurrezione le nostre anime (ectoplasmi incorporei), che ora non hanno corpo, ne avranno uno che ricorderà solo nella forma (nei lineamenti) il corpo terrestre.

Il corpo spirituale (integro in tutte le sue forme (cioè “formale” e non materiale) è un corpo molto diverso dal nostro fisico, perché è capace di sentire – partecipare – avere volume, ma non carne animale in quanto privo di qualsiasi possibilità di peccare o turbarsi in senso negativo.

Il corpo di Gesù, che ha dato anche la possibilità, dopo risorto, di essere toccato nel costato da San Tommaso, ed ha dimostrato di nutrirsi insieme agli altri apostoli, è di natura gloriosa (materia spiritualizzata e trasfigurata dallo Spirito Santo).

Il corpo di Gesù è Glorioso, tangibile ma spiritualmente Perfetto, assolutamente esente dai difetti della materia.

La volontà e l’essenza, purissima – perfetta e luminosissima, ne hanno fatto, nel mistero incommensurabile delle possibilità divine, preziosissima qualità d’amore e di bene.

Così è anche il corpo della Madonna, perché è così che lei si è fatta sentire nell’abbraccio ricevuto dai veggenti in una delle sue tante apparizioni.

In contrasto con la negazione della resurrezione da parte dei Sadducei, che accettavano soltanto i primi cinque libri dell’AT (il Pentateuco ), Gesù insegna che la resurrezione finale avrà luogo grazie al potere di Dio, che è un Dio dei viventi, il «Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe» ( Mt 22,32; cfr. Es 3,6). Nel far questo, Gesù ricollega le radici del credo nella resurrezione (cioè la fede nell’onnipotenza e nella sovranità di Dio su tutto l’ordine creato) indietro fino al libro dell’Esodo, accettato dagli stessi Sadducei che negavano la resurrezione. Tuttavia, diversamente dall’insegnamento dei Farisei, Gesù afferma che chi risorge non ritorna ad uno stato di terreno o corruttibile, bensì possederà uno stato trasfigurato, glorificato, perché «alla resurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo» ( Mt 22,30).

In secondo luogo – e questo è l’elemento più specifico della dottrina del NT – la resurrezione avrà luogo non solo grazie al potere vivificante di Dio in genere, ma in virtù della resurrezione di Gesù Cristo dalla morte, con la forza dello Spirito Santo. La resurrezione di Gesù fornisce pertanto la promessa, la garanzia, l’esempio e la primizia della resurrezione universale, che può essere considerata come una «estensione della resurrezione di Gesù a tutto il genere umano». In modo più specifico, secondo s. Giovanni, Gesù in persona è «la resurrezione e la vita» ( Gv 11,25), ed egli spiega: «Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso.  Verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una resurrezione di vita e quanti fecero il male per una resurrezione di condanna» ( Gv 5,26.28-29).

Tutti risorgeremo. Alla nostra libertà la decisione se per il Paradiso o per l’Inferno. In entrambe le condizioni il nostro corpo ultraterreno parteciperà alla beatitudine del Paradiso o alle pene dell’Inferno.

S. Paolo insiste ripetutamente sulla dottrina della resurrezione finale (cfr. At , 24,14; 1Ts 4,14-17; Ef 3,1-4; 1Cor , c. 15; ecc.). Cristo è «primogenito fra molti fratelli» ( Rm 8,29; cfr. Col 1,18). Nel c. 15 della Prima Corinzi egli sviluppa l’idea che la resurrezione finale dipende interamente da quella di Gesù Cristo e colloca questo convincimento al centro della fede cristiana, dicendo che «se non esiste resurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti» (vv. 13-14 e 20). E ancora: «come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste» (v. 49). Per Paolo la resurrezione è come anticipata nella vita presente, per coloro che partecipano alla morte e resurrezione di Gesù Cristo mediante il sacramento del Battesimo (cfr. Rm 6,3-11; Ef 2,6).

Come risorgeremo? La Teologia

Appartiene al dogma della risurrezione che essa avvenga coi corpi che abbiamo ora (“cum suis propiis resurgent corporibus quae nunc gestant” – IV Concilio del Laterano – e “in hac carne, qua nunc vivimus” – Fidei Damasi). Il corpo sarà non solo specificamente lo stesso (il corpo che ho ora). Con questa affermazione, si evita ogni modo di pensare che suggerisca una metempsicosi o una tramigrazione delle anime da un corpo all’altro…

Tre ipotesi teologiche sul come riavremo il nostro corpo il giorno della risurrezione

Gesù Cristo promette che questo avverrà alla fine dei tempi. In Giovanni 6:54 dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Le ipotesi sulla nostra risurrezione sono:

Identità materiale – perché il corpo sia numericamente lo stesso, si richiederebbe che fosse composto nella stessa materia. Intesa in tutto il suo di rigore, la teoria difficilmente accettabile. D’altra parte, il principio secondo il quale un’identità materiale necessaria perché il corpo possa essere considerato lo stesso, è scientificamente assai discutibile. Dato il metabolismo costante del corpo umano, il mio corpo attuale ha rinnovato totalmente la sua materia da com’era sette anni or sono; e tuttavia, penso con ragione che sia rimasto realmente lo stesso corpo.

Identità formale – una teoria che si colloca all’estremo opposto sarebbe quella proposta, già nel Medio Evo da Durando di San Porciano (+ 1334). Durando suppone che, quale sia la materia di cui è composto un corpo, è il mio corpo per il fatto medesimo che esso s’unisce la mia anima… Bisogna riconoscere che, esposta in questo modo e senza altri particolari, questa teoria lascia l’impressione di una certa somiglianza con la teoria della trasmigrazione delle anime… Joseph Ratzinger [1][attuale papa Benedetto XVI, n.d.A.] pensa che non sia necessaria la stessa materia perché il corpo possa essere considerato lo stesso, e ha fatto notare che tutta la tradizione ecclesiastica (dottrinale e liturgica) impone come limite che il corpo risuscitato deve includere le reliquie dell’antico corpo terreno, se si esistono ancora come tali quando avviene la risurrezione. Tali “reliquie” saranno nuovamente animate dall’anima santa al corpo della quale appartennero. D’altra parte, insistendo sul fatto che la nostra risurrezione gloriosa non può essere spiegata senza un parallelismo con la risurrezione di Gesù, pare necessario affermare, come secondo limite, una certa continuità di somiglianza morfologica col corpo mortale.

Alcuni autori medievali, come Durando di s. Porziano (1270 ca.-1334), hanno suggerito che l’”identità formale“, riguardante essenzialmente l’identità dell’anima umana, «unica forma del corpo», sarebbe sufficiente ad assicurare l’integrità del medesimo corpo umano nella resurrezione (cfr. In IV Sent. , d. 44, q. 1). L’ipotesi è stata ripresa in tempi recenti da neo-tomisti quali Hettinger, Scheel, Billot, Michel, Feuling. Tale posizione in realtà non è lontana da quella di Origene, basata sulla comprensione paolina della resurrezione come lo sviluppo di un seme (cfr. 1Cor 15,35), o come la presenza di un’immagine spirituale (gr. eîdos ) che non cambia durante tutte le trasformazioni cui soggiace la vita umana e che persisterà dopo la glorificazione. Tale visione, tuttavia, riteniamo non tributi un sufficiente realismo alla resurrezione di Gesù, avvenuta «il terzo giorno». Essa non tiene sufficientemente conto delle implicazioni escatologiche della perenne prassi liturgica di venerare le reliquie dei santi (cfr. DH 1822; Ratzinger, 1957), ed il significato del dogma dell’assunzione in cielo di Maria, madre di Gesù (cfr. Ratzinger 1979, pp. 120-122). Già in epoca patristica, inoltre, alla comprensione di Origene della resurrezione in termini alquanto “spiritualisti” si opposero le posizioni di altri autori, come Metodio di Olimpo (m. 310 ca.) e Gregorio di Nissa (335-395) (cfr. Crouzel, 1972; Chadwick, 1948; Daniélou, 1953).

Identità sostanziale – Alois Winklhofer ha proposto, recentemente una nuova ipotesi… di fronte a un cadavere che comincia a corrompersi, Dio sottrae e conserva separatamente questa sostanza non fenomenologica del corpo. Il cadavere, a dispetto della sua continuità fenomenologica col mio corpo, non sarebbe più, in questo caso, il mio corpo. Al contrario, partendo dalla sostanza non fenomenologica del mio corpo, Dio ricostruirebbe il mio corpo risuscitato; e appunto la permanenza di questa sostanza (l’identità sostanziale) farebbe sì che sia il mio corpo e non un altro.

L’identità del corpo risorto. Nonostante il carattere eterno e glorioso del corpo risorto, la fede cristiana predica la sua identità con il corpo terreno. La Chiesa la ha insegnata con insistenza riferendosi non solo alla resurrezione dalla morte generalmente intesa, ma alla resurrezione «di questo corpo», «di questa carne» (cfr. O’Callaghan, 1989a). Il termine «resurrezione» indica proprio tutto ciò, in quanto denota una realtà previa e decaduta che assume una vita nuova e definitiva. Si comprende allora perché le affermazioni dei Padri della Chiesa circa la resurrezione finale avevano una veste così fortemente realistica: «la verità della resurrezione non può essere compresa senza la carne e le ossa, senza il sangue e le membra», diceva s. Girolamo ( Contra Iohannem Hierosolymitanum , 31).

L’identità del corpo risorto con il corpo terrestre, tuttavia, non vuol dire una stretta “identità materiale” fra gli elementi fisici della condizione terrena e quelli oggetto dello stato risorto, come già suggerirono i primi autori cristiani, come Teofilo di Antiochia, Taziano, Atenagora o Ilario di Poitiers. Servendosi dell’immagine del vaso di creta ricostruito ancora una volta, presente nel profeta Geremia (cfr. Ger 18,1-10), Origene aveva spiegato che la materia di cui saranno composti i nostri corpi risuscitati non è necessariamente identica a quella del corpo terreno e che, in ogni caso, la logica di tale trasformazione appartiene al potere creatore di Dio (cfr. Homiliae in Jeremiam , 18, 4). Fra l’altro, non va dimenticato che il semplice metabolismo umano rinnova continuamente, in un ciclo di pochi anni, gli elementi fisici e chimici che compongono la materialità del nostro corpo.

Giorgio Nadali